Sulla scena muore il rock
Teatro e musica a confronto nella partitura di Luigi Ceccarelli
Ravenna Festival è coproduttore dell'allestimento col Centre Dramatique/Le menage di Mons e il francese Le Phénix di Valenciennes. Esiste infatti un teatro di respiro europeo, impegnato in una ricerca aperta nella linea ibrida che costituisce la matrice presente di quel teatro musicale che, da Atene a Wagner, s'è sviluppato parallelamente alle forme più classiche e che, prima d'essere catalogato e museificato poteva esser definito semplicemente e pienamente "teatro". In questa logica si può leggere la storia che la compagnia di Martinelli ha scritto in questi ultimi anni costruendo un gruppo di lavoro ricostituitosi ne «La mano» per affrontare una sfida che vede ancora in primo piano la partitura musicale di Luigi Ceccarelli. Il compositore elettronico per questo romanzo-diario, sulla vita e morte di Jerry Geremia Olsen, «il più grande chitarrista della storia», che prima di uccidersi si mozzò la mano con una scure, costruisce un "de profundis rock" basato sull'elettricità, quella che passa tuonando dal jack allo strumento o che attraversa le corde vibrate prima di diventare sound. E questa elettricità, cui il rock ha dato disciplina, è richiamata in una partitura di suoni sciolti, singole componenti acustiche non ancora chimicamente legate o sintetizzate. Una evocazione lirica del rock basata su una grammatica del tutto diversa. Su questo tessuto si innesta la voce di Ermanna Montanari, che, in partitura rigorosa, segue i flussi delle distorsioni e le taglienti acidità, dando corpo sensibile al lamento di Isis, sorella del chitarrista e custode della sua storia. Una istruttoria grave e a tratti paradossalmente comica sui perché di un'ossessione, e sulla impotenza di chi è vicino a colui che "arde". Ed è tale la simbiosi profonda tra voce e corpo musicale a mostrare una superiorità e al contempo un differente livello d'integrazione rispetto alle altre componenti artistiche, il cui singolo valore è comunque altissimo, nel quadro di una ricerca sviluppata in quella zona senza nome, né categorie e che è la sola identità d'un vero teatro presente. Dopo Ravenna lo spettacolo sarà al Teatro Gobetti di Torino il 29 e il 30 giugno.