Dopo il compleanno festeggiato a Mosca, domani il concerto dello showman nella Capitale
«In Russia stanno molto peggio di noi — dice Renzo —. C'è molto disordine nelle case discografiche ed è relativamente semplice suonare, io l'ho fatto sulla Piazza Rossa giusto dieci anni fa, ma il settore discografico è allo sbando, le case discografiche sono tutte americane e la gestione è locale. Un disastro». Contrariamente agli anni passati, Renzo Arbore ha festeggiato il suo compleanno all'estero. Il 24 giugno ha compiuto 67 anni ed ha preferito rimanere con pochi e fidati amici. I 66 li festeggiò in uno studio del Tiburtino registrando l'ultimo disco, che oggi è un successo di grande richiamo. Festeggiare il compleanno all'estero può essere malinconico... «Non sempre. Qualche volta mi capita anche con le feste comandate, Natale e Pasqua, che solitamente preferisco ricordare all'estero. Qualche volta è meglio così. Certo, la malinconia...». La malinconia? «Penso di avere un buon rapporto con la malinconia. Ma questo non mi capita solo ora. Anche da ragazzo, a Foggia, parlavo spesso con gli anziani della città, anzi, ero l'unico fra i ragazzi a farlo. Diciamo che me l'andavo a cercare la malinconia...». Proprio quest'anno, la stagione del suo grande rientro, critici e giornalisti hanno preferito parlare del suo privato: ricordi d'infanzia, il rapporto con sua madre, la famiglia patriarcale di provincia. È un caso? «Forse perché non sono un artista da gossip, anzi probabilmente non lo sono mai stato e allora si preferisce parlare dell'Italia dei valori e dei personaggi che ancora un pochino la rappresentano, come il sottoscritto». Cosa succederà domani sera a Piazza del Popolo? «Fondamentalmente sarà un appuntamento con la musica di livello, di qualità, ma anche una serata festosa, un ideale inizio estate, a base di grandi canzoni italiane, napoletane, internazionali. Un'ideale apertura dell'estate con l'Orchestra Italiana, fortemente voluta dal sindaco Walter Veltroni che ha sempre visto con simpatia il nostro genere» Canzoni napoletane ma anche quelle del nuovo disco «Vintage ma non li dimostra»? «Certamente. Presenteremo "Meno siamo, meglio stiamo", "Por dos besos", che secondo molti sarà il tormentone dell'estate e tutto quel Formentera sound che in questo momento mi intriga molto». Ci saranno ospiti? «Non nel senso di ospiti Vip. Ci sarà Gegè Telesforo, Max Paiella e Greg. Con loro due presenteremo anche qualche canzone romana. Sarà il nostro maggio a Piazza del Popolo». In fondo potrebbe essere letto come il suo omaggio personale a questa città che la ospita da quarant'anni... «Sì, lo è. Sono nato a Foggia, ho studiato a Napoli, ma in fondo devo tutto a Roma, città che mi ha accolto fin dall'infanzia, dandomi lavoro e regalandomi addirittura il successo». Però a differenza di altri appuntamenti, tipo il Teatro Sistina o il Teatro dell'Opera, dove magari il biglietto era un po' salato, qui ci sarà l'impatto con la piazza, l'aspetto più popolare. È così? «É vero. Sarà un omaggio incondizionato a Roma. Registreremo il concerto e ne ricaveremo un Dvd». Mi sembra che sia stata per lei un'annata entusiasmante... Sì, prima il tour con l'Orchestra Italiana, poi il disco, il concerto alla Carnegie Hall, la trasmissione. Un anno fantastico». A volte sono proprio questi i momenti in cui affiorano i ripensamenti. «Più che ripensamenti può capitare di vedere le cose sotto un altro punto di vista, per esempio la tv, che non è e non sarà mai più quella di prima, quella che abbiamo amato. Anche il Censis se ne è accorto: il 25% degli italiani non vede e non riconosce questa tv. In qualche maniera la rifiuta». Anche lei la rifiuta, però la fa? «"Meno siamo, meglio stiamo" è stata una trasmissione utile e spero divertente: 17 puntate, i critici che non ci hanno mai attaccato e qualche rip