L'amore supera
L'AMORE in tempi di Alzheimer. Si comincia attorno ai Quaranta, nel profondo Sud americano. Noah è un giovane operaio, Allie è figlia di ricchi, lì in vacanza perché è estate. Si innamorano follemente ma i genitori di lei, date le differenze fra i due, li separano. Scoppiata la guerra, Noah si arruola, al suo ritorno incontra ancora Allie che adesso, però è fidanzata a uno ben accetto ai suoi e nonostante questo cedono di nuovo alla reciproca passione. Il seguito viene illustrato a poco a poco, in una clinica dove Allie è ricoverata per l'Alzheimer e dove Noah, che l'ha sposata e ne ha avuto dei figli, la veglia tentando di restituirle la memoria del loro felice passato. Riuscendoci ogni tanto, contro i progressi della malattia, grazie alla forza del loro amore. Alla base un romanzo molto romantico di Nicholas Sparks, uno scrittore già visitato altre volte dal cinema («Le parole che non ti ho detto», «I passi dell'amore»). Si è assunto l'impresa di ridurlo per lo schermo Nick Cassavetes, sulla scorta di un adattamento dell'australiano Jan Sardi e di una sceneggiatura di Jeremy Leven. Lo schema rispetta abbastanza l'originale, variandone qualche dettaglio e privilegiando non solo l'essenzialità di molte situazioni, ma una certa asciuttezza nei climi: meno effusi di quelli su cui Sparks, secondo il suo stile, aveva molto insistito. Il risultato resta piuttosto letterario (anche se le tante citazioni di versi di Walt Whitman da «Foglie d'erba» di cui il libro abbondava son ridotte al minimo), però la vitalità di quell'amore, e quel ricorrevi per tentare di restituire la memoria a una donna anziana persa nel buio, hanno una loro logica, narrativa e stilistica. Specie quando la regia di Cassavetes, figlio del grande John, si stringe con affetto attorno ai personaggi principali, attenuandone quanto può certi echi un po' retorici. A questi personaggi, da giovani, danno volto in modo plausibile, Ryan Gosling e Rachel McAdams che, da anziani, sono sostituiti da James Garner e Gena Rowlands (nella foto). Quest'ultima, vedova di John Cassavetes e madre del regista, è meno vittima che nel romanzo del male con cui la sua memoria si distrugge, ma si impone egualmente con tratti intensi. Senza scadere nel patetico.