Nelle sue foto la memoria del cinema degli anni d'oro

Come dire lo sguardo, quello dell'obbiettivo di Frontoni, e la voce - inconfondibile - di Bersani, di un cinema "bello" e "artistico", come oggi non è più. È quindi con emozione che ciò che resta del grande cinema italiano accoglie la notizia della mostra che il Centro Sperimentale di Cinematografia- Cineteca Nazionale e il Museo Nazionale del Cinema hanno realizzato in occasione dell'acquisizione congiunta dell'archivio del fotografo, oltre 500mila scatti tra negativi, bianco e nero, colore e fotocolor. Un mare di pellicole, immagini, volti, atmosfere. Ondate di memorie tra cui i curatori della mostra "Angelo Frontoni: sul set", che aprirà a Roma il 22 giugno, all'Istituto Nazionale per la Grafica, nel palazzo di Fontana di Trevi, hanno selezionato 80 immagini. Scatti in bianco e nero, per la maggior parte mai visti dal pubblico, in grado di raccontare mezzo secolo di cinema italiano attraverso l'occhio privilegiato della macchina fotografica di Frontoni, che sul set si rivela più giornalista e meno pittore di quanto invece non indichino i celebri ritratti. Scatti non posati, a tratti quasi nervosi, rivelatori di un cinema che era ancora grande (non solo in Italia), concentrato nel girare film che - per almeno un ventennio - avrebbero vinto tutto quanto c'era da vincere. Dagli Oscar di Hollywood alle Palme di Cannes, dai Leoni di Venezia agli Orsi di Berlino. E così ecco Visconti che aggiusta il mantello di Ludwig, Fellini che gioca con Sandra Milo o - nella "Città delle donne"- con Mastroianni e la supermaggiorata Donatella Damiani, Pasolini che dirige Terence Stamp in "Teorema", De Laurentiis che visita un set di De Sica con la Mangano, Rosi con la Loren sul set della simil-fiaba "C'era una volta", fino a Sergio Leone che osserva Claudia Cardinale sul set di "C'era una volta in America". Il lato più affascinante di queste immagini, resta la capacità di catturare con uno scatto lo spirito di un'epoca. Anzi, di un intero, autentico movimento culturale, attualmente semi-afasico, come è stato il cinema italiano del secondo dopoguerra fino ai giorni nostri. Nessun attore, nessuna attrice di oggi, ha più quella sicurezza tranquilla, a tratti persino spavalda, di star facendo bene un mestiere apprezzato che avevano dipinta sul volto Gassman e Rossellini, Visconti e Mastroianni, De Sica e Maria Schell fino a Scola ed alla Schygulla (nelle foto) mentre Frontoni li sorprendeva durante le pause di lavorazione. Una sensazione di forza autorevole, ma anche di concentrazione professionale, che sui set dei film di oggi, intrisi dalle paure d'insuccesso, della disaffezione del pubblico, dell'impossibilità di comunicare ciò che si desidera, si respira assai più rarefatta. Ma se la mostra si "limita" alle foto sul set, di Angelo Frontoni va ricordata anche la lunga attività professionale nel campo dei ritratti e del cosiddetto "nudo d'autore". Definito non a caso "il fotografo delle dive", Frontoni è stato un autentico campione dei ritratti "posati", molti dei quali realizzati nel giardino della sua frequentatissima villa di Zagarolo, più raramente nel suo studio di via Sistina. Quasi tutti i soggetti sono donne. Star, dive, modelle. Sono loro a catturare l'attenzione, e l'arte, di Frontoni, che le ricambia fotografandole arditamente sempre in primo piano, strettissime, riuscendo così ad esaltare ogni particolare del loro viso. Foto con cui molte attrici hanno costruito il proprio book, che negli anni 60 e 70, quando di showreel o backstage video ancora non si parlava, risultavano spesso fondamentali per la scelta di una protagonista da parte di un produttore o un regista. Con il dilagare del cinema erotico, dalla fine degli anni '60, Frontoni si è dedicato anche ai nudi. Nel tentativo di renderli artistici, quando il nudo in sé era già una trasgressione. Ecco perché la tecnica del vedo-non vedo, il ricorso a veli e drappeggi, l'atmosfera barocca rendono oggi i nudi delle tantissime attrici che si sono spog