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di ALESSANDRO MASI * LE FILIPPINE, Las Izlas Filipinas come le vollero chiamare nel 1571 i "conquistadores" ...

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Formato da più di 7000 isole sparse per un raggio di qualche migliaio di chilometri tra il Mar Cinese, l'Indonesia e il Borneo, l'arcipelago filippino ha la sua capitale Manila a Luzon, la più grande di tutte le isole. Il reddito pro capite dell'oltre 40% della popolazione (poco più di 80 milioni sparsi nelle zone rurali) non supera i due dollari giornalieri, all'incirca un Euro e mezzo, mentre quello nazionale annuale si assesta intorno ai 660 Euro, con punte di povertà estrema raccolta intorno alle grandi città. La loro lingua è il Tagalog, anche se dal 1898 con la cessione agli Stati Uniti, un ampio programma di alfabetizzazione ha soppiantato del tutto lo spagnolo, rimasto in uso solo in una cerchia molto ristretta. Sette o otto milioni di loro vivono all'estero spinti per ragioni di lavoro. L'America è considerata la loro la cinquantunesima stella, sebbene l'Italia sia stata una delle prime mete raggiunte in occidente per via delle conoscenza della nostra lingua ascoltata ed imparata soprattutto in virtù di quella insormontabile fede cattolica che li distingue tra le tante comunità di stranieri presenti nel nostro paese. Proprio di loro, della loro cultura, di come ci vedono e del rapporto che hanno con l'Italia si è occupata l'Università Ca' Foscari di Venezia con un Master in didattica dell'italiano per stranieri realizzato da Cinzia Valdata Parisotto sulla promozione della lingua e cultura italiana con un progetto di fondazione di un comitato della Società Dante Alighieri a Manila. Si tratta di uno studio che per la prima volta rovescia il cono prospettico di visione dei rapporti tra italiani e filippini, lasciandoci sbalorditi dalla lettura dei risultati. Sebbene si abbia la sensazione che, a differenza dei francesi, inglesi, tedeschi e spagnoli, si stia facendo molto poco per promuovere la nostra immagine in quel lembo di oriente che parla e comprende l'italiano del Vaticano, si scopre che, al di là dei fattori legati ad interessi specifici di lavoro, l'Italia è per tantissimi filippini un vero e proprio modello di vita. Molti di loro vorrebbe imitarci nello stile di vivere magari sognando di vestire Versace, guidare una Ferrari o un'Alfa Romeo, visitare almeno una volta nella vita San Pietro, salire sulla Torre di Pisa, o visitare la romantica Venezia. Attraverso un'indagine di mercato condotta grazie alla collaborazione del personale locale dell'I.C.E., si viene a sapere che l'apertura di una sede della "Dante Alighieri" sarebbe richiesta in primis per sostenere le grandi come le medie e piccole imprese italiane che utilizzano personale filippino; per la formazione degli insegnanti che lavorano nel campo del volontariato cattolico in contatto con l'Italia ed infine per una crescente domanda di formazione di personale qualificato e specializzato nei diversi settori del design, del commercio e della ricerca scientifica. La lettura del documento, in effetti, mette in evidenza alcune aree di interesse specifico che attraggono fortemente i filippini con punte di eccellenza che toccano l'80% quando si parla della nostra cucina, il 60% per il design, il 40% per la letteratura e l'arte e un 20% per gli studi specialistici. Ovviamente inutile dire che la lingua occupa il primo posto con un 100% pieno ed è un peccato che non si possa fare di più per soddisfare la crescente richiesta di italiano nonostante il certificato emesso dalla Dante secondo i parametri del Consiglio d'Europa. Il sondaggio ha inoltre suggerito che la Società Dante Alighieri, una volta stabilitasi, potrebbe avere un ruolo non solo nella diffusione della lingua e della cultura, ma anche proponendosi come fonte di informazioni e assistenza rivolta a privati cittadini italiani e stranieri che arrivano per la prima volta nel paese, con la possibilità di espandere il servizio eventualmente a piccole e medie imprese italiane desiderose di aprire nuove attività nelle filippine. * Se

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