«Fuori dal buio con la testa»

Mi considero adesso una professionista che svolge con impegno continuato il proprio lavoro, documentandosi, per essere all'altezza del suo compito anche di notte. In passato non mi era mai accaduto». È la curiosa rivelazione di Ambra Angiolini, ex ragazzina di «Non è la Rai» tornata a viale Mazzini ed al timone, fino a settembre, del contenitore mattutino di Raitre «Cominciamo bene», al fianco di Michele Mirabella. Una trasmissione alla quale attribuisce il merito di aver segnato una pietra miliare nel suo percorso professionale. Ed è della propria maturazione artistica, passata attraverso lunghi periodi di buio, oltre che della sua trasformazione personale dai tempi in cui indossava l'auricolare nell'ex trasmissione cult di Italia uno, che parla la Angiolini, senza dimenticare il nuovo ruolo di madre. In quale maniera avverte la maggiore consapevolezza del suo ruolo televisivo? «Dai quattordici anni in cui ho iniziato a frequentare il mondo dello spettacolo, fino ad oggi, che ne ho ventotto, sento di essere naturalmente cresciuta. In questo lungo periodo, però, ho dovuto subire mio malgrado, scelte professionali che definisco "passive", perché sono state in seguito oggetto di un ripensamento da parte mia e perché sono arrivate in periodi in cui sembrava che ci si fosse dimenticati di me». Lei ha attraversato periodi di buio televisivo. Quale sensazione si prova a sentirsi accantonati dopo aver vissuto una grande popolarità? «Io ho resistito e reagito. Me la sono cavata bene, senza fare la brutta fine dei cosiddetti bambini prodigio destinati ad essere risucchiati nel cono dell'anonimato. Non sono stata inghiottita o massacrata dalle ferree leggi della visibilità a tutti i costi. Lo devo al mio carattere abituata come sono a risolvere problemi e cercare stimoli di volta in volta differenti». Vuol dire che non ha mai sgomitato per apparire? «Esattamente. In più io non ho mai alzato il telefono per chiedere aiuto a chicchessia anche nei momenti più difficili. E questo mio atteggiamento di riservatezza e pudore è stato interpretato come una sorta di alterigia lontana invece, dal mio modo di essere. Io però mi rendo conto che esistono determinate alchimie televisive che ho preferito assecondare». Qualcosa è cambiato, però, con la sua presenza, quest'anno a Sanremo al fianco del suo compagno Francesco Renga, vincitore del festival. Cosa? «Il mio comportamento, alla cui base c'era una buona dose di preziosi ed intelligenti silenzi, è stato letto in maniera costruttiva da chi ha visto in me l'acquisizione di una nuova maturità che mi ha portato anche a sacrificare le mie personali opinioni». Adesso si sente più sicura. Ma qualcosa le avrà pur lasciato l'esperienza di «Non è la Rai»? «Gianni Boncompagni mi ha insegnato la fiducia e l'autostima anche nei momenti in cui ci si sente messi da parte. Oggi credo nella solidità del lavoro che faccio, grazie a "Cominciamo bene" che rappresenta l'inizio di un'ulteriore metamorfosi della mia carriera». Ulteriori progetti oltre la Tv? «La Radio e il teatro. Ma se ne riparlerà alla fine di settembre, quando sarò tornata a Brescia, città in cui vivo». L'essere madre ha ulteriormente contribuito a stravolgerle l'esistenza? «Iolanda, mia figlia di 18 mesi, è oggi il mio punto di riferimento. Cerco, però, di tenerla lontana dalle ansie del mondo dello spettacolo». Mar. Cat.