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Internet e pirati fanno povero l'ingegno

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Perquisizioni in nove regioni, 55 persone iscritte nel registro degli indagati per il reato di associazione a delinquere finalizzata alla violazione del diritto d'autore: l'indagine - la più grossa mai compiuta in Italia - è stata condotta dalla polizia postale che, nell'era di internet, sta lavorando a ritmi forsennati per combattere il fenomeno della pirateria, e per tutelare la "proprietà intellettuale", mai così esposta come in questi tempi di web. Ieri si celebrava in tutto il mondo la "Giornata mondiale della proprietà intellettuale" e la sala dello Stenditoio nel complesso monumentale di San Michele a Ripa (una delle sedi del ministero per i Beni e le attività culturali) ha ospitato una giornata di studio dedicata al problema. Per un paio d'ore s'è respirata aria di "Porta a porta", con Bruno Vespa, in doppiopetto, a moderare un dibattito al quale hanno partecipato, fra gli altri, i ministri Buttiglione e Stanca, i sottosegretari Bonaiuti e Romani, e il sondaggista Mannheimer, spalla di Vespa ogniqualvolta torna utile un responso in cifre, statistiche e tabulati. Il problema esiste, inutile nasconderselo. Esistono anche le leggi per affrontarlo, ma risolverlo è un altro paio di maniche. Lucio Stanca, ministro per l'innovazione e le tecnologie, e uomo di buonsenso coltivato con l'esperienza ha detto chiaro e tondo che «non si può fermare un fiume con le mani». Cioè: la tecnologia invade e globalizza il mondo, pensare di poterla fermare con le leggi ordinarie è un'illusione. I dati sono allarmanti: nel 2004 sono state quasi undicimila le segnalazioni di reati, oltre duemila le persone denunciate e 14 quelle arrestate per violazione del diritto d'autore. Sono stati sequestrati 57 mila cd, 44 mila dvd e 157 hard disk. Non occorre essere esperti per capire che questi dati costituiscono una goccia del mare (o del fiume, se si vuol rendere onore all'immagine del ministro Stanca). Le conferme sono venute dagli stessi partecipanti al convegno. Qualcuno ha detto che - nel nostro Paese - almeno 400 mila extracomunitari vivono soltanto con la contraffazione e la vendita di prodotti pirata. Qualcun altro ha sottolineato che se si riuscisse a bloccare questo mercato clandestino si potrebbero creare posti lavoro sufficienti ad assorbire un numero di addetti pari a «mille volte quelli ospitati oggi in questa sala». La sala dello Stenditoio è capiente, e in quel momento i presenti erano almeno 300. Rocco Buttiglione, ministro per i Beni culturali (e quindi padrone di casa), ha detto che il governo «non vuole bloccare la mobilità della rete, anche perché sappiamo che c'è una quota grande di persone che guarda con fastidio alle limitazioni». La campagna contro i pirati (avete presente Giorgio Faletti che rischia di essere infilzato da due cd?) ha prodotto buoni risultati, con una riduzione del 30 per cento del fenomeno. Ma c'è ancora molto da fare, soprattutto coordinando gli sforzi a livello europeo. Riflessione conclusiva: «Dobbiamo renderci conto del fatto che se l'autore di un'opera di ingegno non può ricavarne il giusto guadagno, presto potremo non avere più opere d'ingegno». Il suo collega Stanca ha insinuato un dubbio riguardo a quest'ultima considerazione di Buttiglione: «Bisogna puntare sulle campagne di educazione ma anche su un accordo comune per abbassare i prezzi. Internet non può essere un far west. Occorre studiare regole adeguate, anche se è vero che consente una crescita culturale del paese, allargando l'accesso ai contenuti a molte più persone». Abbassare i prezzi: i cd costano troppo, e la tentazione di copiarli è vincente per i ragazzi. Sono pochi quelli che possono permettersi di spendere 20, 30 o 40 euro per ascoltare in cuffia, parecchie volte al giorno, l'ultimo brano di Laura Pausini o degli Oasis. D'altronde, la tutela delle opere d'ingegno è stata sempre complessa. Morì povero Antonio Meucci, perché non riuscì a raggranellare i soldi necessari per brevettare la sua opera: e con il telefono divenne miliardario Graham Bell. Per conv

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