Duro attacco del Molleggiato a Cattaneo: dopo Bonolis e Mondiali può perdere «Rockpolitik»
Dopo un periodo di apparente tranquillità contrassegnato dalla messa in onda degli spot che anticipavano con sei mesi di anticipo il suo ritorno previsto per il prossimo ottobre su Raiuno, Celentano lancia un pesante attacco contro Flavio Cattaneo, direttore generale della Rai e scrive un altro inquietante capitolo della querelle sorta nel dicembre scorso sulla messa in onda del suo show «Rockpolitik». E siamo di nuovo al botta e risposta tra l'artista che accusa e l'azienda pubblica che si difende. In quello che definisce «il bollettino numero 1», primo quindi di una serie di comunicati con cui intende informare personalmente la stampa sull'andamento della preparazione del programma, Celentano spara letteralmente a zero contro la Rai. Nel definire Cattaneo un «freddo ragioniere da fiera» lo dichiara responsabile «di una triade di clamorose occasioni perse che non ha uguali nella storia del servizio pubblico». «Dopo Bonolis ed i Mondiali di calcio la Rai potrebbe perdere anche il mio "Rockpolitik" che in queste condizioni è fortemente a rischio», annuncia sferzante l'ex Molleggiato. E continua implacabile: «non so se Cattaneo sarà riconfermato alla Rai, fatto sta che nella sua gestione da freddo ragioniere della fiera si distingue dai suoi predecessori per aver quasi completato in maniera netta e premeditata una triade di occasioni perdute che potrebbe includere anche me». Celentano ricorda che il suo show avrebbe dovuto andare in onda il 19 aprile scorso, data saltata ed incalza: «troppo erano e sono ancora le ombre che si aggiravano e si aggirano ancora attorno ad un nuovo accordo che, per la seconda volta, nonostante la messa in onda degli spot, continua ad essere spudoratamente ostacolato». Secondo l'ex Molleggiato, dal mese di febbraio la Rai tiene bloccato il materiale necessario da lui richiesto per la preparazione del programma. blocco che, a suo dire, produce una serie di reazioni a catena e di ulteriori blocchi in altri settori del programma, dall'orchestra alle decisioni musicali, dalla scenografia alla disdetta delle prime quattro riunioni con gli autori fino alla mancata autorizzazione a girare i filmati, nucleo principale di «Rockpolitik». «In queste condizioni - continua Celentano - visti anche i tempi che si accorciano mi ritroverei mio malgrado a dare un altro ultimatum alla Rai. Voglio vedere dove vogliono arrivare, secondo quanto già fece Totò dinanzi ad un tale che lo prendeva a sberle in un famoso film». Le ultime parole di Celentano sono ancora più dure: «è una strana Rai quella di Cattaneo, i programmi non esistono ma l'azienda è in attivo. Poi cosa importa se il servizio pubblico non informa su argomenti così delicati come la procreazione e la vita?» Il riferimento è alle vicende che proprio ieri vedevano Cattaneo convocato in Procura a Roma su una denuncia dei Radicali in base alla quale avrebbe dato poco spazio ai referendum del 12 e 13 giugno prossimi. Ovviamente la risposta di Viale Mazzini, breve, concisa piena di sottintesi, non si è fatta attendere: «con stupore prendiamo atto delle dichiarazioni di Celentano. Tutte le sue richieste sono state accolte e gli accordi mantenuti. I contratti e le altre clausole di elevato contenuto economico sono stati regolarmente firmati subito dopo la nomina del nuovo CdA». «E non c'è alcun materiale bloccato da febbraio», puntualizza la nota, facendo notare come tutto quel che Celentano aveva richiesto gli è stato inviato in copia. L'affare Celentano era iniziato alla fine dello scorso anno, quando il ritorno su Raiuno dell'ex Molleggiato appariva certo il 19 aprile. La data slittò per le polemiche secondo cui Celentano sentiva limitata la propria libertà autorale. Un ulteriore accordo, a metà dello scorso febbraio che ne faceva slittare l'esordio ad ottobre, la realizzazione dello show in coproduzione con Bibi Ballandi, la messa in onda degli spot e soprattutto la firma del contratto circa venti giorni fa tra l'artista e la Rai sembravano aver superato ogni ulteriore incomprensione.