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«IL MAESTRO MAGRO»

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Dalla Sicilia al Polesine tra analfabeti, amore e invidia

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Maestro senza lavoro, oppresso dalle vuote giornate di provincia, vede solo al cinema il «resto del mondo». Siamo nell'immediato dopoguerra, in un paese della Sicilia in cui capita pure che qualcuno spari alla marionetta di Gano di Maganza, simbolo del potere. Da episodi e spunti armonizzati nel disteso sviluppo narrativo, cresce il primo romanzo di Gian Antonio Stella, «Il maestro magro», che brucia ristagni e intercapedini favorendo gli scatti del dialogo. In primo piano si affaccia la terra travagliata del Polesine, approdo del «viaggio senza ritorno» del protagonista in cerca dell'agognata occupazione. Lo sospinge l'idea di sfruttare una vecchia legge che concede uno stipendio, sia pur modesto, all'insegnante capace di organizzare una classe di analfabeti Con inquadrature decise e corredate di giochi di colori e prospettive, Stella fa scorrere un piccolo universo di margine, soffocato dalla miseria e folto di sbandati e sognatori, sparsi come per un caso maligno in un omogeneo angolo di pena, dall'orizzonte basso, immenso, malinconico: un irreale e silenzioso sfondo senza tempo, al pari del gran fiume che dà e toglie tutto, indicando mete irraggiungibili. Con Ines, una bella donna il cui marito, disperso al fronte, ricompare d'improvviso per scomparire nel nulla, Osto inizia un cammino esistenziale, stregato e picaresco, coraggioso e festoso, che riannoda trame di ricordi e scopre, con l'amore, nuove cose. Intorno, fra le cangianti immagini del delta e l'eterna girandola di affanni, c'è chi vede il cielo sempre azzurro e chi si danna per la sua balbuzie; o chi aspira all'acquisto di una macchina sportiva e chi per ideologia corregge il pensiero di Feurbach. Un guardiano del faro vive «come uno stilita» in cima alla sua torre, mentre Osto sfida i benpensanti con la caparbia difesa della propria relazione irregolare. Cambiano gli scenari: ora Osto e Ines si trasferiscono, nel pieno del miracolo economico nazionale, in un grigio condominio della cintura torinese. E altri visi premono, piccoli eroi feriti d'amarezza, in questa inquieta rapsodia di fatti italiani: un professore conversa con Zoroastro; un supplente scrive sulla lavagna una filastrocca russa; un muratore arricchito compra una squadra di calcio e scarica dalle tasse un centromediano. Gian Antonio Stella, «Il maestro magro» Rizzoli, 321 pagine 17 euro

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