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Istituti di cultura per rilanciare il made in Italy

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ARTE E TURISMO

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Una vetrina - fondamentale - della voce principale (anche se non sempre quantificabile in termini economici) delle nostre esportazioni: la cultura. Che è arte, storia, archeologia, ma anche musica, letteratura, teatro, cinema. L'Unesco attribuisce all'Italia il 60 per cento del patrimonio culturale mondiale (e anche questa è una voce difficilmente certificabile), e il nostro Paese è sicuramente l'unico ad aver avuto una presenza costante sul palcoscenico globale in oltre venticinque secoli di storia. «E oggi - dice il segretario generale del ministero degli Esteri, ambasciatore Umberto Vattani - viviamo una fase di nuovo umanesimo: lo stile italiano è ammirato in ogni angolo della terra». Vattani ha presentato ieri il programma della III conferenza dei direttori degli Istituti italiani di cultura, che si terrà (da domani a sabato) a Roma. «Obiettivo della Conferenza - si legge in un comunicato (formale nel tono, ma esaustivo nel contenuto) - è un rilancio dell'attività culturale quale componente essenziale della politica estera italiana. In un momento storico caratterizzato da rapide trasformazioni e dalle nuove sfide della globalizzazione e della rivoluzione digitale, si discuterà sulle prospettive della promozione della cultura e della lingua italiana all'estero, e sul contributo dell'Italia, all'intensificazione del dialogo tra le culture». Con un occhio anche alle nuove tecnologie e agli strumenti di comunicazione più innovativi. Il direttore generale per la promozione e la cooperazione culturale della Farnesina, Anna Blefari, ha annunciato che si sta lavorando per la realizzazione di un portale della cultura su internet, che dovrebbe "fare sistema" con tutti i siti culturali già esistenti nel nostro Paese (musei, gallerie, ma anche regioni, province, comuni). E Dio sa quanto un'iniziativa del genere può aiutare la promozione del prodotto Italia. Si è parlato molto, in questi ultimi mesi, di un indebolimento della lingua italiana nel mondo (in conseguenza della decisione, poi rientrata, del presidente della Ue, Barroso, di cancellare il nostro idioma dalle conferenze stampa dell'Unione). La realtà - per fortuna - è molto diversa dalle ripicche burocratiche: i nostri Istituti di cultura all'estero hanno gestito, nell'ultimo anno, 6.182 corsi di italiano, con un totale di 74.931 iscrizioni. Soltanto negli Stati Uniti, 630 scuole medie o superiori hanno accettato di inserire l'italiano fra le lingue curriculari. La domanda è in continua crescita; l'offerta, purtroppo, incontra ancora qualche difficoltà, soprattutto per ragioni di bilancio. Gli Istituti (e i loro direttori) hanno organizzato, nel 2004, 5.419 eventi culturali. Ma devono fare i conti con la politica della lesina. Nel bilancio dello Stato figurano 17 milioni di euro come stanziamento annuo per la loro attività (destinati a coprire anche le spese di affitto, le utenze, e quant'altro occorre per il loro funzionamento). Molto poco, se si ragiona sul fatto che la cultura è il volano del turismo verso l'Italia e del credito che godiamo in tutto il pianeta come Paese di prima classe.

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