ll buon vivere

Parte venerdì prossimo, 27 maggio, la trentanovesima replica della «Settimana dei vini», manifestazione che si terrà nella splendida località toscana e organizzata da «Enoteca Italiana». L'evento è stato presentato ieri alla Stampa Estera, in via dell'Umiltà a Roma. A fare gli onori di casa, il presidente di «Enoteca Italiana» Tattarini, il segretario generale Carlesi e l'assessore all'Agricoltura e Foreste della Regione Sicilia Leontini. Già, perché proprio i vini dell'isola reciteranno la parte del leone nel corso della settegiorni senese. Come ha spiegato Leontini, l'enogastronomia sicula rappresenta oggi un esempio da copiare ed esportare nelle altre regioni italiane. Il vino siciliano destina il 25 per cento della produzione alla qualità, con prezzi al consumo decisamente abbordabili: dai due ai cinque euro. A dimostrazione che una bottiglia di vino di qualità può anche non arrivare a costare uno sproposito. Anche perché, è vero che a Siena saranno presenti un po' tutti i vini d'Italia — nonché quelli francesi, spagnoli e tedeschi —, protagonisti di degustazioni e abbinamenti culinari, ma è altrettanto vero che in Toscana i lavori della «Settimana dei vini» daranno particolare attenzione proprio alla questione dei prezzi al consumo e della cultura vinicola italiana. Una cultura millenaria, che prende le mosse dalla Magna Grecia — in Sicilia, appunto — passando per gli Etruschi e i Romani. L'attenzione degli addetti ai lavori si soffermerà anche sulle nuove frontiere del marketing territoriale, strategia di mercato che lega i prodotti tipici all'economia del turismo e che, ultimamente, sta dando apprezzabili risultati in parecchie regioni italiane, tra le quali la Sicilia, ma anche la Toscana, l'Umbria e, in questi ultimi tempi, il Lazio. Uno spazio non tralasciabile sarà occupato da un'attenta analisi del mercato. È risaputo, infatti, che i consumi nei mercati tradizionali hanno subìto una netta contrazione. Il problema non riguarda tuttavia solo il vino, ma anche altri prodotti. Se i mercati tradizionali, quindi, sembrano fiaccati, diventa inevitabile sperimentare nuove strade. L'Est e il Nord Europa, ad esempio.