«Quel popolo ha salvato il mondo dai totalitarismi del Novecento e ora ci difende dagli integralisti Noi italiani? Sempre degli ingrati»
In questo esiguo gruppo di fortunati contempliamo Franco Zeffirelli, ottantadue anni d'età: da sempre vulcanica fucina d'intraprendenza, fiumana di polemiche a tutto campo, bastian contrario d'ogni acquiescenza culturale. Regista cinematografico, regista d'opera, regista teatrale, scrittore, insegnante, scaldato al sacro fuoco del fare, dell'agire ad ogni costo: purché guidato dalla propria intelligenza puledrina. Le sue azioni talvolta sono poco diplomatiche, talvolta addirittura avventate come lo sono quelle decisive della nostra vita. Le critiche, anche le piú aspre che gli rivolgono i disistimatori, occasionali o metodici, gl'imprimono una carica formidabile: gli smerigliano il motore dell'intelletto come un supercarburante. L'ultima delle sue imprese? Oggi all'Ambasciata Americana di Roma, alla presenza dell'Ambasciatore Mel Sembler e del ministro Tremaglia la consegna a due studenti dell'Istituto Statale d'Arte di Firenze delle borse di studio intitolate a suo nome dalla «Columbus Citizens Foundation» di New York. Zeffirelli, il suo lungo amore per gli americani è a prova di bomba? «E come si potrebbe non provare amore, anzi piú, un profondo sentimento di riconoscenza per un popolo che nel Novecento ci ha tratti in salvo due volte dalle atrocità perpetrate dai nazisti prima eppoi dai comunisti? E che oggi ci aiuta a porre argine all'espansionismo islamico piú oltranzista? Si combatte la guerriglia e il terrorismo iracheni, ma in verità gli americani stanno difendendo, ancora una volta, la civiltà occidentale dal furente tentativo di seppellirla. E noi italiani come li ringraziamo?» Come? «Alle manifestazioni del 25 aprile scorso non è stato invitato neppure l'ambasciatore Usa. Una farsa quella festa della Liberazione, assenti i veri protagonisti degli accadimenti celebrati. Destra, centro, sinistra nostrani a scannarsi sul significato d'eventi di cui noi italiani siamo stati attori solo in misura parziale». Non sottovaluta il ruolo giocato allora dal nostro popolo, uno dei rari casi in cui ha voluto e saputo giocarlo? «Se non ci fossero stati i morti degli Alleati, partigiani, «popolo in rivolta», masse popolari avrebbero ancora in casa le leccorníe nazi-fasciste di cui cibarsi. Firenze mi ha insegnato il gusto per il bello, l'America mi ha data la libertà d'esprimermi a mio volere». Cinema e teatro d'opera. Perché negli Stati Uniti funzionano meglio che in Italia? «Perché in Usa lo Stato non rompe i c... alla vita dell'arte e dall'arte non esige tasse. Chi ha detto che lo Stato sia in obbligo di finanziare gli artisti? Invece il socialismo culturale d'origine francese ha imposto all'Europa un modello statuale: a noi in specie ci ha schiacciati per decenni coll'intollerabile egemonia della cultura e dell'arte di stampo marxista. Oggi andiamo a poco a poco snebbiandoci, era ora. Quanto al cinema italiano, sta attraversando un periodo fra i piú infausti della sua storia: il cinema rispecchia sempre la società che lo produce. Che pena quelle nostre storiucole da piccola provincia, quei personaggi da periferia squallida e insulsa! Che diavolo pretendiamo con siffatti prodotti? forse di conquistare l'ammirazione del mondo? Non scherziamo». Mai presa in considerazione l'ipotesi di trasferirsi negli Stati Uniti? «No. Ci vado spesso però non desidero snaturarmi in quel Paese: non risponde alla mia natura il "pasticciaccio" multiculturale americano». Si sente legato all'Italia? «Certo, è la mia terra, nonostanti scandali, mafie, castronaggini, inghippi, bischerate politiche che vi fioriscono a josa deturpandone l'immagine». Alla sua veneranda età che cosa chiede alla vita? «Ancora un po' di pazienza. Nessuno è tanto vecchio da non poter vivere ancora un anno. Il mio fisico è ormai simile ad un'automobile la cui carrozzeria perde i pezzi sempre piú di frequente: oggi un parafango, domani il lunotto; oggi sostituisci questo pezzo, domani quell'altro: diventi una sorta d'accrocco.... Ma lo spirito mi resta fulgido, scattoso il cervello, le idee potent