Una rassegna che sembra un mercatino
Non ci sono stati, neanche questa volta, eventi da tramandare ai futuri storici dell'industria culturale, né la Fiera ha favorito, nel corso dei dibattiti e delle presentazioni non stop, la causa di libri particolarmente meritevoli o emozionanti. Si è limitata, come sempre, a fare da vetrina alle novità librarie, e a dare il giusto spazio ai cataloghi dei piccoli editori, che qui possono finalmente esporre i loro titoli, di solito assenti dalle vetrine e dai banconi delle librerie, interamente colonizzati dalle copertine dei libri pubblicati dai grandi editori. Non c'è stata, per la verità, nemmeno questa grande apertura alla cultura internazionale, qualunque cosa continuino a promettere, da diciotto anni, gli sponsor della fiera torinese: d'"internazionale", nella Fiera Internazionale del Libro di Torino, ci sono soltanto le traduzioni dei libri stranieri (che fanno notoriamente la parte del leone nei nostri cataloghi) e il solito drappello di scrittori forestieri, alcuni importanti, altri molto meno, chiamati a promuovere le loro opere dagli uffici stampa. Quanto alle grandi casi editrici straniere, che dovrebbero trovare qui la loro collocazione naturale, come al solito non ce n'è traccia, come non c'è traccia di punti di vista che non siano sempre e soltanto italocentrici, e quindi anche un po' provinciali, sulle grandi questioni della cultura e, più in piccolo, dell'editoria libraria. Nell'epoca d'Amazon.com e della Rete planetaria, quando i lettori curiosi possono esplorare immensi cataloghi virtuali e tenersi informati riguardo a tutto quel che avviene nell'editoria di tutto il mondo con qualche semplice click del mouse, la Fiera del Libro di Torino appare come uno strumento non soltanto invecchiato ma (senza offesa) anche un po' passatista. Non si tratta, in realtà, d'un "appuntamento culturale", come ripetono senza sosta i giornali, specie il giornale unico sabaudo, ma d'una fiera mercato, dove i libri si espongono e basta, sia pure con un allestimento particolarmente luccicoso e faraonico, da varietà del sabato sera. Come una qualunque bottega del centro, dove si va a curiosare il sabato pomeriggio sperando di trovare qualcosa da leggere, ma campacavallo, anche la Fiera del Libro di Torino in buona sostanza è soltanto una libreria, magari più grande, magari più ricca, ma soltanto una libreria.