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E adesso creo un vero musical

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Si tiene in allenamento Massimo Ranieri. Ci conduce al terzo atto della sua collaborazione con Mauro Pagani, produttore e arrangiatore di «Accussì grande», dodici classici da «La nova gelosia» a «Tu si 'na cosa grande» ridotti all'osso, «come una quercia sfrondata - dice Ranieri - per dimostrare che la canzone napoletana era fatta e pensata per la chitarra, persino per voce sola, quando la gente la intonava per strada o dal barbiere. È un grande patrimonio poetico». Gli elementi decorativi, tuttavia, non mancano: Noa a far da contrappunto dolce e lirico in «Dicitencello vuje», la voce del senegalese Badara Seck, il pianoforte di Stefano Bollani per «La Pansè», irregolare e dilatata da macchietta a milonga, complice anche il sax di Stefano Di Battista. Un pizzico di folk, tra launeddas, violino e bouzuki dalla sardegna alle atmosfere irish, contamina «Furturella», mentre la fisarmonica di Fausto Beccalossi snatura un tangheggiante «Torero». Massimo Ranieri, non si sarà mica messo in testa di rifare l'Antologia della canzone napoletana di Murolo? «Perché no, un pezzo alla volta potrei anche realizzare questo mio grande sogno. Del resto, anche il mondo si è fatto piano piano. Ho ascoltato 4500 canzoni in una settimana, senza perdere mai di vista il "faro", Salvatore Di Giacomo. Tra i riferimenti c'è sempre Roberto Murolo. È lui il nostro spartito, il maestro, le scuole elementari: con la sua scarnificazione mi dà le note esatte per poi muovermi rubacchiando qua e là da Bruni a Merola. Si sa: noi siamo dei grandi ladri». «Accussì grande» dà il titolo al suo nuovo spettacolo treatrale. Ce ne parla? «Si parte il 2 giugno dal San Carlo di Napoli, poi Milano il 6 e Roma probabilmente a fine mese. Sarà un musical a tutti gli effetti perché finalmente ho la materia: ci sono i dischi della trilogia e la storia è scandita dai miei successi in italiano, da Sanremo del '68 a Canzonissima del '71 fino a "Perdere l'amore"». Un brano che le dà ancora grandi soddisfazioni. «Straordinario. Pensi che recentemente ho conosciuto Lara Fabian, la cantante che l'ha incisa in Francia. Solo la sua versione ha venduto quasi tre milioni di copie». Torniamo allo spettacolo. «È la storia di un cantante che incontra un bambino, un bimbo di otto anni, la stessa età che avevo quando ho debuttato. È un passato che torna nel presente e viceversa, con ballerini che si muovono in "zona balera" ed abiti da varietà anni '60. Con il cemento della canzone napoletana puoi costruire qualsiasi cosa; basta avere un'ideuzza e lo show è fatto. E poi se non mi "scass'a capa", io non mi diverto».

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