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Una biblioteca digitale per l'Europa

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L'istanza, controfirmata da diversi leader del vecchio continente fra i quali Berlusconi, Schroeder e Zapatero, si pone come una risposta al progetto di digitalizzazione di materiale bibliografico presentato da Google nello scorso dicembre in accordo con le biblioteche delle università di Oxford, Harvard, Stanford, Michigan e della New York Public Library. È necessario che l'Europa - si afferma nel comunicato - metta disponibili in Rete, quanto prima, le testimonianze della propria millenaria cultura, al fine di evitare di essere estromessa in un ridisegno complessivo della geografia dei saperi. A questo proposito è dunque auspicabile - prosegue Chirac - che le diverse iniziative di digitalizzazione libraria portate avanti nei diversi stati membri, siano coordinate e potenziate. Pare dunque che, anche nel campo dei beni librari, la competizione possa spingere a una positiva concorrenza utile ad ampliare i patrimoni documentali liberamente disponibili attraverso la Rete. L'iniziativa promossa da Google, un'impresa privata che gestisce il più popolare motore di ricerca del Web, ha evidentemente colpito nel segno se nel giro di pochi mesi l'Europa ha risposto in questi termini, con il coinvolgimento in prima persona dei premier di alcuni dei più importanti paesi membri. In particolare l'Italia si candida a giocare un ruolo chiave in questa iniziativa dal momento che, sotto gli auspici della Direzione Generale per i Beni Librari e gli Istituti Culturali (DGBLIC) del Ministero per i Beni e le Attività Culturali, da circa un mese si è inaugurato il portale della Biblioteca Digitale Italiana (www.internetculturale.it), consistente in un sistema di accesso integrato a fondi documentari di grandissima importanza di biblioteche, archivi ed altre istituzioni culturali italiane, e che dunque può contribuire fin da subito alla costituzione della biblioteca digitale europea con un apporto di contenuti e di know-how di assoluto valore. Ciò nonostante, la dovuta attenzione che merita l'iniziativa del presidente Chirac, deve essere commisurata all'attenta valutazione di due ordini di problemi che essa implica. In primo luogo le risorse umane e materiali che inevitabilmente la creazione di una biblioteca digitale europea comporta, non devono in alcun modo essere sottratte dagli investimenti sulle biblioteche "di carta", non solo quelle blasonate, custodi di inestimabili tesori, ma anche quelle piccole, di quartiere, quelle vicine a ogni cittadino. L'Italia è il Paese dove quindicimila biblioteche non riescono a fare sistema, dove le buone idee e le realizzazioni innovative non riescono a uscire - come scrive Giovanni Solimine - dalla «palude della politica bibliotecaria» (La biblioteca. Scenari, culture, pratiche di servizio, Roma-Bari, Laterza, 2005), dove la professione è l'anello debole di un sistema che, per l'appunto, non esiste: una situazione molto grave, risultato di troppi sprechi e omissioni che non ha, per l'appunto, alcuna necessità di vedere crescere i propri deficit. In secondo luogo il progetto dovrebbe fin da subito abbandonare quell'atteggiamento revanscistico moderatamente espresso dalle parole del presidente francese e, invece, platealmente sbandierato da Jean-Noël Jeanneney presidente della Bibliothèque nationale de France. Se infatti l'idea è quella di costruire un castello di bit in cui preservare le specificità culturali dell'Europa, siamo davvero fuori strada. A ben vedere lo spirito dell'impresa di Google non è certo quello di digitalizzare opere di soli autori statunitensi: il problema semmai potrebbe essere una netta prevalenza di testi disponibili in Rete in lingua inglese, ma allora bisognerebbe anche capire il ruolo che nei confronti del progetto europeo gioca il Regno Unito: al momento il governo Blair n

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