La lunga caccia all'intellettuale
Pur lontano da ogni considerazione o ingerenza politica, è ancora possibile che venga perseguitata (spesso brutalmente) la libertà di espressione artistica e di cronaca? Come intervenire per migliorare le condizioni delle vittime di governi repressivi? Quali strumenti usare per sensibilizzare l'opinione pubblica? Dal 1921, Il P.E.N. club (Poets, Essayists, Novelists), nato a Londra grazie all'interesse della poetessa Dawson-Scott, e subito ampliatosi in Francia e in Italia, si dedica alla salvaguardia di scrittori e giornalisti oppressi in tutto il mondo, (esempi storici quelli di Ernst Toller, Thomas Mann, Arthur Koestler, Neruda e Salman Rushdie). Da quella data, ora il P.E.N. conta 135 centri in tutto il mondo e annovera tra i presidenti che si sono succeduti personalità d'eccezione come Ignazio Silone, Benedetto Croce e Alberto Moravia. Per l'Italia, l'attuale presidente, Lucio Lami, che vanta come suoi ultimi predecessori Mario Soldati e Mario Luzi, ha inaugurato ieri, a Venezia la Cattedra dei diritti umani dello scrittore, con l'obiettivo, come ha dichiarato egli stesso, di «difendere la dignità dello scrittore», che vuol dire, ha proseguito, «difendere la dignità dell'Uomo, indipendentemente dalla nazionalità, dalla cultura, dalla religione, dal colore della pelle, dallo stesso valore letterario dei suoi scritti». La testimonianza poi di due scrittori esiliati, l'iraniano Faraj Sarkohi, e il camerunense Simon Mol, entrambi arrestati per reati d'opinione e recentemente scarcerati, ha preceduto la tavola rotonda che si è svolta in presenza di diciotto rappresentanti del P.E.N. di ogni parte del mondo. Le relazioni presentate hanno denunciato la grave situazione in cui si trovano molti giornalisti e scrittori sottoposti a "controlli preventivi" da parte di molti capi di Stato. Veri e propri appelli disperati sono giunti dalla Nigeria, dai Paesi Baschi, da Cipro, dalla Romania, dal Tibet. Interessante inoltre è stata la relazione di Giorgio Silfer sull'adozione dell'Esperanto da parte di due scrittori cinesi, Ba Jin e Armand Su. Unanime è stato l'estraneità da ogni politica per sottolineare ogni forma di coercizione fisica, ideologica e soprattutto politica appunto, nei confronti della libertà di opinione, come ha evidenziato Sergio Perosa, responsabile dell'Area Veneta . È stata resa nota, quindi, l'edizione 2004 della Caselist (libro annuale sui casi di persecuzione degli scrittori). Casi denunciati di persecuzioni in atto o conclusi con uccisioni, torture e carcere preventivo: più di 165 in Africa, circa 160 nelle Americhe, quasi 200 in Asia e Area del Pacifico, e più di 330 in Europa, Asia Centrale e Medio Oriente.