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Lucci fantasma aiuta la Melato

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vedova in crisi col figlio balordo

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UNA cittadina vicino a New York. Una comunità italo-americana. Tra i suoi esponenti, una vedova con tre figli. Uno, Santino, inetto e scansafatiche, sogna solo di andare a Miami per godersi dei soldi che non ha ma che si procura rubando a più non posso. Molti dei colpi, però, che architetta con dei coetanei della sua stessa pasta, vanno a vuoto a causa della madre, Maria, non perché lei sappia e intervenga, ma per delle circostanze fortuite. Anche se il marito defunto, con singolarissimi colloqui, da una fotografia, inciti spesso la sua vedova a stare in guardia. Un giorno, tuttavia, Santino si mette in pasticci grossi e a cavarlo alla fine d'impaccio, con tutta la famiglia, non sarà suo padre che continua ad ammonire, ma un amico di Maria, venuto in visita dall'Italia, che li porterà tutti con se sposando Maria e cercando di mettere ordine tra le fila di quella sua scombinatissima prole. Forse riuscendoci. Ha diretto il tutto, per il suo esordio come regista, Carlo Ventura, vissuto per anni negli Stati Uniti, proprio nella cittadina in cui ha ambientato il suo raccontino e autore, finora, di qualche cortometraggio. Così come ha costruito narrativamente il film, convince poco: personaggi di maniera, o facili, un intreccio che si dipana a stento. Come regista, invece, qualche merito mostra di averlo, specie nella rievocazione di quella cornice italo-americana che fa parte ovviamente dei suoi ricordi. Il merito più rilevante è la presenza di Mariangela Melato nei panni di Maria: spiritosa e vivida. Il morto che parla è la "iena" Enrico Lucci.

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