«David, troppo spazio a Cruise»
Si sente solo più felice. E i criteri con i quali sceglierà i prossimi ruoli rimarranno sempre gli stessi. Insomma, l'aver ricevuto il David di Donatello per la sua intensa intepretazione in «Cuore Sacro» di Ferzan Ozpetek non le ha per niente fatto montare la testa. Da sempre considerata un'attrice bella e brava, fin dalle sue primissime apparizioni sul grande schermo, Barbora Bobulova con la conquista dell'ambito premio ha di fatto chiuso una delle stagioni più fortunate della sua vita cinematografica. In Italia ha iniziato con Bellocchio ne «Il principe di Homburg» per poi proseguire con Muccino in «Ecco fatto», «La spettatrice» di Franchi, «Il siero della vanità» di Infascelli, «Ovunque sei» di Placido, fino al fortunato incontro con l'autore turco. Tutte scelte all'insegna del cinema di qualità. In questi giorni è sul set romano di «Anche libero va bene», prima prova registica di Kim Rossi Stuart, nel quale è una giovane madre. Dal prossimo 6 maggio sarà ancora nelle sale italiane con «Tartarughe sul dorso» del regista Stefano Pasetto, al suo primo lungometraggio. Una storia d'amore ambientata a Trieste, interpretata insieme a Fabrizio Rongione. Un racconto che gira intorno all'ossessione della memoria, che porterà due bambini coinvolti in un banale gioco a ritrovarsi dopo tanti anni ormai adulti e con vite diverse. Cosa l'ha convinta di «Tartarughe sul dorso»? «Leggendo la sceneggiatura mi sono commossa riconoscendomi nel personaggio. Come lei anch'io sono saltata sul treno sbagliato, mi sono fidata più dei canoni imposti dalla società che del mio istinto», Se non avesse fatto l'attrice quale mestiere le sarebbe piaciuto fare? «L'insegnante. Prima di essere ammessa all'Accademia di Arte Drammatica a Bratislava, pensavo che quello sarebbe stato il mio futuro». Lei è di origine slovacca. Che effetto le ha fatto ottenere un riconoscimento così importante ma anche così "italiano" come il Donatello? «Mi ha molto gratificata, anche se ormai mi considero italiana. Questa è la mia nuova patria, non tornerei indietro per nessuna ragione». Che ricordo le è rimasto della premiazione? «Ho trovato curioso che in una serata dedicata al cinema italiano venisse dato tanto spazio a Tom Cruise ed al suo ultimo film, mentre a noi è stato detto di essere veloci nel ritirare il premio perchè non c'era tempo». Lei sembra molto timida, introversa, timorosa, come i ruoli che spesso le fanno fare... «Sì, forse, però non vorrei essere etichettata. La verità è che non mi fido, soprattutto dei giornalisti che spesso scrivono cose diverse da quelle che dico. Comunque con gli estranei non riesco ad aprirmi mai fino in fondo». Fino ad ora ha interpretato solo film drammatici, le piacerebbe una bella commedia? «Molto. Il problema è che fare un bel film divertente è assai difficile. Sono poche le cose che fanno ridere. Occorre, per non cadere nella banalità, un lungo lavoro di ricerca».