di ANTONIO ANGELI GLI INTELLETTUALI di Centrodestra? Spariti, mai esistiti oppure nascosti.
E ben fa il responsabile del dicastero dei Beni Culturali a mettere Davide Croff (amato da Amato) alla guida della Biennale, dal momento che non ha molta scelta: il Centrodestra non ha personaggi da proporre e se li ha li prende a bastonate. Alla fine tocca pescare tra gli «intellettuali organici» dipinti di rosso. A dirlo sono uomini di cultura che, anche se illuminati dal pensiero liberale, sono riusciti (con fatica) a diventare intellettuali in Italia: Massimo Fini, Franco Zeffirelli, Pasquale Squitieri, Vittorio Sgarbi, Marcello Veneziani. «Gli intellettuali sono la debolezza della destra - afferma Massimo Fini - che non ha imparato dagli avversari. Il Pci ha dominato lo scenario culturale perché ha investito nella cultura. An non lo ha fatto e questo è ancor più deludente perché i cinquant'anni di emarginazione della destra italiana potevano essere fecondi...». E incoraggia il ministro Urbani: «L'unica speranza di un partito dai principi liberali è di uscire dalla logica delle lottizzazioni. È assurdo stare a guardare le tessere di partito: bisogna scegliere i più capaci». Certo che, secondo Fini, anche a destra qualche papabile ci sarebbe: «Giorgio Albertazzi alla direzione della Biennale e alla sezione cinema Luca Barbareschi, che ha vedute ampie, ma che la destra ha emarginato, come ha fatto fuori Gennaro Malgieri, ex direttore del "Secolo d'Italia". Insomma - conclude - qualche intellettuale c'è, nonostante tutto, ma sicuramente non è favorito dalla Destra. Anzi». Ironico e amaro Pasquale Squitieri: «Ma dove sono tutti questi intellettuali di sinistra? - si domanda il regista di "Il prefetto di ferro" e "Li chiamavano briganti!" - Molti si sono solo buttati verso quella parte politica per ottenere cariche. Come diceva Lucio Colletti è il "marxismo in compresse". Questo è un Paese che da fascista, improvvisamente, si è svegliato antifascista e da liberale è diventato comunista - poi difende, per motivi pratici, il ministro Urbani - E dove li va a pescare ora Urbani degli intellettuali di destra? Se ci sono persone valide il ministro le usi. Certo una occasione mancata c'è - aggiunge - ed è Vittorio Sgarbi. Ha perduto la grande opportunità di essere sottosegretario per un po' di gossip, qualche battuta da trivio... Però lui, Sgarbi, lo vedrei bene alla Biennale. Ci vedrei anche Laudadio, un intellettuale che lavora bene per il cinema italiano». E se proponessero a lei, Squitieri, di andare alla Biennale? «Meglio se non me lo chiedono». E proprio Vittorio Sgarbi è entrato nella polemica con la sua immancabile verve: «È giusto nominare uomini di sinistra se sono bravi. Ma la tendenza di Urbani è questa: se c'è un uomo di sinistra cretino lo nomina e se c'è uno di destra bravo lo esclude». E continua attaccando il presidente della Biennale Croff: «Non mi risulta che sia particolarmente competente nella Biennale, forse nelle banche - e conclude sulle nomine di Urbani - Perché tra quelli che sono di destra, ad esempio, non ha mai nominato uno bravo come Paolo Isotta, o Quirino Principe, o Piero Buscaroli, oppure anche Pietro Citati che sarebbe stato un ottimo direttore della Biennale?». Sul tema ha le idee molto chiare Franco Zeffirelli che distribuisce equamente le responsabilità e inquadra storicamente il problema. «Non mi piace parlare di Destra. Quella che manca è soprattutto una coscienza culturale liberale. Durante il Dopoguerra la Dc, pensando ad altro, non si è mai preoccupata di crearla. E dopo di loro è stato uguale. Si è lasciato il campo libero alla Sinistra - afferma - che ha avviato la cultura in un tratturo per pecore. Perché - afferma - non c'è cultura senza pensiero liberale, non c'è cultura senza libertà. Tutto è cominciato sessant'anni fa, quando gli americani