Cerca
Logo
Cerca
Edicola digitale
+

Cirio, Parmalat e Di Pietro in fiction

default_image

  • a
  • a
  • a

Un cast d'eccezione - Ornella Muti, Sebastiano Somma (insieme nella foto), Giuliano Gemma, Remo Girone, Michelle Bonev e Philippe Leroy - per una storia verosimile e ricca di colpi di scena, ma «con una dimensione poetica straordinaria», come sottolinea il direttore di Rai Fiction Agostino Saccà. «Cerco di partire da una storia che mi prende, in qualche modo legata al mio vivere civile, e di evocare la verità e comunicarla - spiega il regista Renzo Martinelli, autore anche del soggetto e della sceneggiatura insieme a Lucia Zei - Il romanzo si svolgeva in un humus culturale che era quello di Tangentopoli. L'Italia è un paese che tende a dimenticare, a rimuovere quello che è passato. In quei giorni stavano capitando grossi fatti clamorosi, Parmalat, Cirio e ho provato a spostare la storia su questi avvenimenti. L' ho attualizzata, l'ho resa moderna». Ambientato tra il Piemonte e la Val d'Aosta, il film tv «La bambina dalle mani sporche» trae spunto dalla realtà anche nella caratterizzazione di alcuni personaggi: è il caso del Procuratore Concato - interpretato da Giuliano Gemma - che in una scena in particolare, come spiega lo stesso regista, rimanda al giudice Antonio di Pietro. «C'è solo un episodio in cui Giuliano porta Wanda in un parco, senza testimoni, senza avvocati e la torchia molto duramente - racconta il regista - Un episodio ripreso da Di Pietro: Di Pietro portava gli inquirenti al Parco Forlanini a Linate e diceva loro: "Vede caro signore...questa è la chiave della sua cella, se lei non parla, la butto nel Naviglio e lei rimane dentro". E questi parlavano. Quindi è la realtà che spesso travalica nella drammaturgia. L'impianto narrativo è tutto basato sui sentimenti. C'è una detective-story che viaggia parallela, ma è sempre dominata dalla presenza del sentimento». Una grande storia d'amore, quella fra Giulio, giornalista di provincia alla ricerca della verità (Sebastiano Somma) e Wanda, donna «di non facile comprensione», come spiega Ornella Muti, che scoprono la gioia di innamorarsi a quarant'anni, tornando in qualche modo bambini.

Dai blog