Saatchi vende lo squalo di Hirst: comprare dai giovani e farli diventare famosi e quotati oggi è un business
Soprattutto se si ha la forza di lanciare le star di domani, comprandone le opere quando non sono ancora note e poi rivendendole al momento giusto, quando le loro quotazioni sono al picco. L'esempio più eclatante è proprio di questi giorni. Charles Saatchi ha appena venduto per un cifra iperbolica ad un misterioso acquirente americano l'opera-simbolo del più famoso e provocatorio artista inglese, Damien Hirst, pomposamente intitolata «The Physical impossibility of Death in the Mind of Someone Living» ma in pratica caratterizzata dall'ormai arcinoto squalo immerso nella formalina. A quanto è stata acquistata? Ad una cifra compresa fra gli 8,6 e i 10 milioni di euro, la somma più alta mai pagata per un'opera di un artista quarantenne e in assoluto una delle più elevate per un artista vivente. Ma il bello sta nel fatto che Saatchi aveva comprato l'opera da Hirst per 75.000 euro, nel 1991. Un bel guadagno, non c'è che dire. Inoltre il quotidiano britannico «The Indipendent» anticipa che l'acquisto è stato probabilmente fatto per conto del Museum of Modern Art di New York e che là finirà quindi il terrificante squalo. Per smentire chiunque pensi che questo è stato un evento occasionale, basta pensare alla cifra record a cui sono stato aggiudicati all'asta da Sotheby's, a novembre, i pezzi d'arredamento, per così dire, del ristorante alla moda aperto a Londra, nell'elegantissimo quartiere di Notting Hill, dallo stesso Hirst e chiamato «Pharmacy» proprio perchè arredato come una farmacia, con asettici scaffali pieni di medicine e con lampade e provette da ospedale, oltre che con la classica croce verde sull'insegna esterna. Ebbene, tutto ciò è stato venduto per 11,1 milioni di sterline, triplicando il già altissimo prezzo di stima. Tra l'altro due armadi, «The Fragile Truth» e «The Sleep of Reason», sono stati aggiudicati alla cifra strabiliante di 2,4 milioni di sterline. In Gran Bretagna, alla notizia che lo squalo lascerà il paese, quasi tutti hanno espresso il proprio disappunto, difendendo quella che viene considerata come un'opera emblematica dell'intera arte inglese. Alcuni hanno accusato Saatchi di voler monetizzare con troppo cinismo le opere di sua proprietà e soprattutto di aver ormai deciso di abbandonare la «Young British Art», da lui lanciata fin dai primi anni Novanta e poi affermatasi con la mostra «Sensation» presentata nel 1997 alla Royal Academy of Arts di Londra. Eventi come questi dimostrano che ormai i livelli più alti del mercato d'arte contemporanea sono completamente cambiati. Charles Saatchi, guidando l'agguerrito manipolo dei giovani artisti inglesi amanti della creatività horror, ha capito da parecchio tempo che l'arte va promossa con le stesse strategie del marketing pubblicitario e che niente rende di più dell'inventare e cavalcare uno scandalo, in termini di ritorno stampa, con opere che colpiscono lo spettatore allo stomaco, che lo disgustano o che arrivano alla blasfemia. Ecco allora, fin dal 1991, l'autoritratto di Marc Quinn con il proprio sangue raccolto in parecchi mesi e congelato in un apposito calco, oppure la «Madonna con sterco» (1995) di Chris Ofili, solo per citare due esempi fra i più esasperati. Tutto questo va poi sostenuto con massicci investimenti in termini di mostre in sedi prestigiose, facendo entrare le opere nelle case giuste e magari anche gonfiando le aggiudicazioni di alcune aste. Non a caso un record chiama un altro record. A questo punto si può chiaramente parlare di un mercato dell'arte pompato e drogato verso cifre esagerate, in rapporto all'età degli artisti e all'effettiva importanza delle opere. Quasi sicuramente Charles Saatchi ha capito che questo è il momento giusto per vendere opere che tra qualche anno potrebbero crollare miseramente sul mercato