Perdersi tra le cordigliere dei sogni

Il posto dove abitava da lungo tempo e aveva il lavoro, per lei era qualcosa di sempre nuovo e sufficientemente avventuroso. Paese e regione erano altri da quelli della sua nascita, e già fin da bambina aveva vissuto in numerose zone e terre radicalmente diverse». C'è dunque una aggregazione di progetti che spaziano dal conoscere i vizi umani e il valore, fino ad arrivare agli approdi liberatori degli incontri. Di forte significato intellettivo, il luogo, lo spazio entro il quale il percorso si snoda e via via si precisa, con la protagonista che vive con molta intensità, terra dopo terra, le rivelazioni, le scoperte, le sorprese, i bagliori del nuovo e dell'inconsueto. L'epicentro della vicenda è il cuore della Spagna, la Sierra de Gredos, un concatenamento di montagne che si dilunga lungo il serpente folto di centocinquanta chilometri, ricoperta da un massiccio strato di neve che tocca le soglie della primavera inoltrata, quasi dell'estate. È una donna molto ricca e circondata da un potere di ampia portata, che ha deciso — per una fitta serie di ragioni che prendono consistenza via via lungo il tracciato — di esternare la propria storia, ma non attraverso un monologo personale e privato, ma con il supporto di un «viva voce» dello scrittore che via via assume il ruolo del vero personaggio centrale. Ciò comporta un prevalere del giudizio dell'altro, ogni volta che la condizione dell'essere esige un verdetto: insomma una voce ammonitrice che talvolta finisce persino per fuorviare, condurre la protagonista in un «altrove» che evoca i fantasmi dello spaesamento. Per dirne una, niente nomi, e quindi strategia di individuazione, anche nei confronti dei continui contraccolpi reattivi che il «viaggio» propone, percezioni sensitive, immagini evocative, memorie che possono incidere sui comportamenti e spostarne l'asse di fondo, visioni devianti, desideri che non debbono incidere sulla volontà: il tutto dominato da un senso della natura che sta lì a due passi, a far da cornice e commento, e da disincanto, al punto centrale, l'enigma della riflessione. Non a caso il punto di partenza del viaggio è l'inizio della Sierra, che poi è anche il confine designato per il rituale, la consegna del libro: è uno spazio consacrato dalla presenza di Don Chisciotte, che da quelle parti è nato e ha scorrazzato. Tutto questo consente divagazioni e sortite di ogni tipo, a cominciare dall'asse portante passato-presente che accentua l'intrico delle percezioni a sostegno dell'aggressiva fascinazione del paesaggio: memoria e contemporaneità vanno a fondersi in una sequenza di azioni della mente, più che del cammino, che coinvolgono tanta parte della cultura e della letteratura europea, a cominciare dall'insostituibile capofila, Omero, fino ad un oggi un po' deludente, passando attraverso il genio di Cervantes. Una lunga trafila evocativa, insomma: «Ancora una specie di legge del farsi-immagine: accadeva e di nuovo lei ne era certa, per chiunque — specialmente al mattino, nell'ora dopo il risveglio...». Di qui il titolo del romanzo, «Le immagini perdute», che sottende lo smarrimento nel gran mare dell'essere, ma al contempo l'individuazione di una geografia del sogno che va sempre più e meglio precisandosi, ad ogni nuovo disvelamento, che è del sentimento ma anche della ra