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di MASSIMO TOSTI NACQUE duemila anni fa - nell'anno 5 (anche se gli storici non hanno raggiunto ...

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Fisicamente, al contrario di quanto ci ha trasmesso l'iconografia più o meno ufficiale, era piccolo, grasso, calvo, le ciglia spesse e un naso enorme; ma era dotato di un grande fascino e di una eccezionale resistenza fisica e psicologica che gli consentirono di superare le innumerevoli avversità incontrate nella sua vita: veglie, digiuni, freddo, migliaia di chilometri percorsi a piedi. Fu lapidato, flagellato cinque volte dagli ebrei e tre volte dai romani, fu imprigionato per lunghi periodi. Viaggiò incessantemente affrontando tutti i disagi immaginabili in quei tempi; uscì indenne da tre naufragi, rimanendo un giorno ed una notte su una tavola in balia del mare. La sua storia fu molto diversa da quella dei discepoli di Cristo: Paolo è l'uomo al quale si deve in modo particolare la diffusione della fede cristiana nel mondo greco-romano. Nato a Tarso, in Cilicia (in Turchia) - una città i cui abitanti godevano del privilegio di essere riconosciuti cittadini romani - fu un persecutore convinto e accanito della giovane Chiesa cristiana. Si convertì sulla via di Damasco: accecato dall'apparizione di Gesù risorto, cadde da cavallo. L'episodio è raccontato in una meravigliosa tela del Caravaggio, nella chiesa di Santa Maria del Popolo. Da quel giorno divenne il più infaticabile e persuasivo avvocato della fede cristiana. Le sue predicazioni lo condussero a Cipro, in Panfilia, Pisidia e Licaonia. Quattordici anni dopo la conversione, partecipò al primo Concilio della Chiesa a Gerusalemme, dove impose il principio che la legge giudaica non obbligava i cristiani convertiti dal paganesimo a sottostare ai suoi riti (come, per esempio, la circoncisione). Fu in quella circostanza che ricevette dagli altri discepoli il riconoscimento ufficiale di Apostolo dei pagani. Nell'anno 58 ripartì da Gerusalemme e, in due successivi viaggi, toccò tutte le grandi città del tempo, che si affacciavano sul Mediterraneo greco e mediorientale. Joseph-Ernest Renan, uno dei più autorevoli storici del cristianesimo, scrisse - in una fondamentale biografia, nel 1869 - che Paolo di Tarso «non fu un santo». Con questa spiegazione: «La nota dominante del suo carattere non era la bontà. Egli fu orgoglioso, rigido, energico; si difese, si impose; ebbe parole dure, credette di avere assolutamente ragione, tenne alla propria opinione, si guastò con molte persone. Non fu un sapiente: si può anzi dire che nocque molto alla scienza con il suo paradossale disprezzo della ragione, con il suo elogio dell'apparente follia, con la sua apoteosi dell'assurdo trascendentale. E non fu neppure un poeta. I suoi scritti, opere altamente originali, non hanno fascino; la forma è aspra, e quasi sempre priva di grazia». Chi fu, dunque, l'apostolo Paolo? «Un eminente uomo d'azione, un'anima forte, invadente, entusiasta: un conquistatore, un missionario, un propagatore tanto più ardente in quanto aveva prima esercitato il suo fanatismo nel senso opposto». Nell'anno 58 Paolo fu arrestato a Gerusalemme e tenuto prigioniero per due anni a Cesarea. Di lì il procuratore di Roma lo inviò, due anni dopo, nella capitale dell'impero perché fosse giudicato. Riconosciuta la sua innocenza, fu liberato, e riprese i suoi viaggi spingendosi fino in Spagna, l'ultima terra conosciuta in quel tempo. Nell'anno 67 fu di nuovo imprigionato a Roma, e - secondo la tradizione - fu decapitato. La leggenda narra che la testa, rotolando a terra, rimbalzò tre volte, dando origine a tre fontane. Sul luogo presunto del martirio fu costruita una basilica detta, appunto, delle Tre Fontane, all'inizio della via Laurentina. Le reliquie sono oggi conservate nella cripta della Basilica a lui dedicata sulla via Ostiense.

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