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Nel millennio del sonno della ragione stiamo precipitando verso il Medioevo

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Enzo Iacchetti getta la maschera del comico e spara a zero su politica, cultura, religione

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Si può mettere una maschera per regalare un sorriso e una risata al pubblico. Si può far tutto questo e sentire il bisogno di capovolgere un'immagine che regala la notorietà. Giù la maschera, allora, per scoprire l'altra faccia di Enzo Iacchetti, a poche ore dal ritorno in Tv alla scrivania di «Striscia la notizia». «Avverto la necessità di comunicare al mio pubblico emozioni, sentimenti, sensazioni, stati d'animo che appaiono come banditi dalla società moderna, in nome di una omologazione collettiva delle coscienze e di una pericolosa globalizzazione dell'animo umano». È lo Iacchetti-pensiero, quello di un uomo che oggi sente il bisogno di lanciare messaggi sul disagio della moderna civiltà. Con la discreta ironia a lui congeniale, in un crescendo di riflessioni, talvolta amare, «Enzino» annuncia il suo rinnovato impegno nel voler combattere, con l'arma della sua malinconica ma efficace vis comica, contro i mostri creati dal sonno della ragione del nuovo millennio. Le sue riflessioni esprimono il disagio di una società in cui spesso è difficile riconoscersi. Come ha intenzione di reagire contro il degrado di valori e sentimenti? «Con uno strenuo impegno personale. Soprattutto sui palcoscenici teatrali che consentono maggiore libertà di linguaggio. Ieri sera, ad esempio, ho debuttato a Recanati con un mio monologo "Solo come un cane" in cui rifletto sulla solitudine dell'uomo e dei giovani abbandonati accanto ad una Tv che vive, in questo momento, il peggior periodo della sua storia. Mi interrogo sulla omologazione dell'animo umano, sul fatto che sembriamo dominati da una coscienza collettiva che tenta di classificarci per categorie e sul degrado di determinanti valori che ci sta facendo precipitare in un nuovo Medioevo, impedendoci di pensare. L'uomo dovrebbe imporre più rispetto per se stesso. Tutto questo in video non si può certo dire». La sua opinione sull'universo della politica esprime il medesimo pessimismo che investe il mondo culturale? «Oggi non c'è un politico che si possa amare. Sono tutti lontani dalla gente. Pretendono di capire i nostri atteggiamenti di gruppo, tendendo a massificarci, ma non comprendono le singole individualità. La società ci impone sempre più divieti e regole, attraverso cui, volta dopo volta, perdiamo una fetta di libertà. E non c'è nessuno che ci difende, né a destra, né a sinistra. In compenso i dirigenti televisivi cercano di tranquillizzarci attraverso una programmazione apparentemente rassicurante». Qual è il suo rapporto con la religione? «Nessuno. Non ho fede. E dinanzi a disastri naturali come quello che ha colpito le regioni del Sud Est asiatico, mi arrabbio e divento ancor più scettico. Perché vorrei che esistesse una organizzazione mondiale sulle calamità naturali in grado di salvaguardare la dignità dell'uomo. E per sapere come vengono utilizzati i fondi di beneficenza raccolti». Quali sono le sue letture preferite? «Due testi, in particolare, "Cent'anni di solitudine" e "Il piccolo principe". Li leggo ogni anno e mezzo, scoprendoli sempre nuovi». Lei è considerato una colonna portante di Mediaset. In che misura i vertici dell'azienda apprezzano il suo lavoro? «Continuo a fare grandi favori a Mediaset, ma ogni qualvolta che propongo un mio progetto lo accantonano dopo un'iniziale apprezzamento, mentre altri colleghi continuano ad avere porte aperte. Sono una colonna portante solo quando interessa i vertici dell'azienda. Proprio per questo atteggiamento firmo solo contratti a termine. Adesso ho accettato Striscia, e sto anche girando la seconda serie de "Il mammo", che ha regalato a Mediaset i più alti ascolti nel genere delle situation comedy. Ma non ho intenzione di continuare a dare senza essere ricambiato. Parlo dal punto di vista professionale, non economico». Quali motivazioni la spingono ad essere così duro nei confronti della Tv? «Attualmente sembra che funzi

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