«Il mio aviatore tratta le donne come aeroplani»
Di Caprio propone il suo Howard Hughes: ricco, playboy e tormentato dalla pazzia
Voleva sempre l'ultima novità: la più veloce la più bella, la più snella»: è spietato ma anche rapito, affascinato, Leonardo DiCaprio mentre parla del personaggio che ha interpretato nel suo ultimo film: «The Aviator», che uscirà sugli schermi italiani il 28 di questo mese. Regista è uno dei santoni del cinema Usa, Martin Scorsese, che nell'impresa, come d'abitudine, ha profuso ogni energia, ma l'idea di realizzare un film sul più discusso e paranoico dei miliardari americani è tutta sua, di DiCaprio. Forse non riuscirà a scrollarsi di dosso neanche stavolta il fardello di «bel pupone» che gli tocca per aver interpretato nel '97 il più cataclismatico dei successi di tutti i tempi: «Titanic», ma bisogna dargli atto che ce la sta mettendo tutta. E con questo film DiCaprio, non è un mistero, punta all'Oscar. Howard Hughes, classe 1905, è stato, ed è tutt'ora, uno dei miti degli Stati Uniti, come Davy Crockett e Buffalo Bill. Hughes, ereditata dalla famiglia una cospicua fortuna, fu imprenditore aeronautico, produttore cinematografico, playboy e, naturalmente, pilota di aerei. Conobbe le più belle attrici degli anni '30 e '40 e con molte intrecciò relazioni: Katharine Hepburn, Ava Gardner, Jean Harlow, Ginger Rogers, Rita Hayworth. Sostenne epici scontri di potere per creare una grande compagnia aerea, la Twa. Fu afflitto da nevrosi e disturbi mentali che lo portarono progressivamente verso l'isolamento, ma a quest'ultima parte della vita il film dedica solo un veloce accenno. «The Aviator» racconta gli anni più intensi della vita del miliardario, quelli fra la metà degli anni '20 e i '40. È l'era d'oro di Howard Hughes: l'epoca degli aerei veloci, delle belle donne, dei grandi film. Scorsese, DiCaprio e l'attrice Cate Blanchett, che nella pellicola interpreta il ruolo di Katharine Hepburn, sono in questi giorni a Roma per il lancio della pellicola. «Era un pioniere - dice di Hughes Martin Scorsese - Lo è stato per l'aviazione e per il cinema. Quando mi hanno proposto il film ho letto la sceneggiatura e ho iniziato a studiare il personaggio. Sono rimasto affascinato. Conoscevo Howard Hughes come un uomo ricchissimo, anziano e malato, sempre chiuso in un albergo, dove morì. Non sapevo dei contributi che aveva dato al mondo da giovane e della sua vita avventurosa». «Aveva tre ossessioni - continua Scorsese - l'aviazione, il cinema e le donne, non necessariamente in quest'ordine, ma sicuramente l'aviazione era la cosa che gli interessava di più. Su questo abbiamo fatto il nostro film». E aggiunge un paragone mitologico: «Howard Hughes era come Icaro, per volare più in alto ha bruciato le sue ali». E sul paragone con l'antica Grecia concorda Leonardo DiCaprio: «È stato un personaggio affascinante, grandioso. Nessuno sceneggiatore può creare una figura così. È come il protagonista di una tragedia greca». È la seconda volta, negli ultimi anni, che Scorsese e DiCaprio lavorano insieme e, come recita il proverbio, non c'è due senza tre. Dopo «Gangs of New York» e questo «The Aviator» i due stanno preparando «The Departed», sui gangster irlandesi nella Boston di oggi. Resta un quesito: DiCaprio in materia di donne la pensa come Hughes, vuole sempre la più bella del momento? Leonardo ride e fa cenno di sì. Ma non lascia capire se scherza oppure no: è un attore e sa fingere bene.