Copenhagen si avvolge di luce per ricordare il più famoso dei suoi figli
Arduo scindere il ritratto dell'inquieto autore di «La sirenetta» da quello della capitale danese, tantopiù in questi giorni: la città celebra il bicentenario della sua nascita con manifestazioni e rapprestazioni artistiche che dureranno un anno intero. Nel magasin du Nord, uno dei centri commerciali più chic di Copenaghen, il profilo sgraziato e intenso di Andersen occhieggia da calendari, agende e cartoline. E a cavallo fra Natale e Capodanno la meta turistica più gettonata della capitale danese è stata la statua (che in Danimarca considerano bruttina) della Sirenetta, su uno scoglio che guarda al Churchillpark. Fu il patron della birra Tuborg a volere quella statua bronzea incaricando nel 1909 lo scultore Edvard Eriksen. Carl Jacobsen era rimasto folgorato dal balletto ispirato alla favola della principessina metà donna e metà pesce che insegue fino alla morte il suo amore disperato ed aveva chiesto alla ballerina Ellen Price di posare per Eriksen. La Price si rifiutò di mostrarsi nuda e lo scultore riprodusse le fattezze di sua moglie Eline. Tours da mattina a sera davanti alla statua ispirata al simbolo di Copenaghen ma Andersen, nato dal matrimonio fra un ciabattino ed una lavandaia, viene ricordato in città anche con targhe (una nel Nyhavn, su una casa che sembra uscita da una favola, e nella quale lo scrittore visse un solo anno), con un busto (nel foyer del Royal Theatre), con la statua nel «Radhuspladsen», la piazza del municipio. La mano duttile e tormentata che creò capolavori come «Il brutto anatroccolo» e la «piccola fiammiferaia» - fiabe più per i grandi che per i bambini secondo autorevoli critici - ha riprodotto con indubbia efficacia l'«hygge», un fenomeno culturale di origine vichinga che rappresenta l'atmosfera prediletta dai danesi, fatta di intimità, di calore e di comodità. Andersen è amato dai danesi quanto l'attuale sovrana Margrethe e così tanto da spingere la Fondazione HCA a costituire una delegazione di ambasciatori di Andersen (per gli italiani Fisichella, Maldini, Costanzo e Cerami) che dovranno esaltare la figura dello scrittore e dare vita a progetti a sfondo sociale ad esso collegati. Nella Copenhagen uggiosa di inizio anno l'«hygge» ha il volto del suo beniamino.