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Luciano Rispoli: «Il mio ideale? Una Tv garbata»

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Sono nato più di qualche anno fa in Calabria. I miei genitori calabresi. Ho comunque trascorso gran parte della mia vita a Bologna prima, a Roma poi. E ho deciso ben presto di continuare a vivere nella capitale». E ora le piace Roma? «È un po' cambiata. Alcuni aspetti della capitale mi creano dolore e fastidio. Il traffico, una certa volgarità verbale gratuita, l'inquinamento. Non è comunque brutto il mio rapporto con Roma. Amo la cucina romana, impazzisco per la matriciana e la carbonara. Penso sia ancora una delle capitali più belle del mondo». E quando ha incontrato la Rai? «Era il 1954. Superai una selezione per cronisti delle radiosquadre e telesquadre. Nuclei che operavano all'interno del territorio nazionale per realizzare programmi radiotelevisivi. Realizzo un mio sogno. Avevo da sempre voglia di questa professione. Dai programmi locali passai ai programmi nazionali». Tante idee e tante conduzioni? «Sì. Ideatore, conduttore e regista prima di trasmissioni radiofoniche». E l'incontro con la televisione? «"Piccola ribalta" è stato un appuntamento importante. Poi mi sono dedicato alla rivista e al varietà. Ho definitivamente abbandonato la Rai per passare ai programmi di intrattenimento in televisione. E ben presto ho diretto il "Dipartimento scuola educazione". Già da allora la Rai produceva tanta cultura». Ed ora con «Tappeto volante» il successo di ripete? «Sì. "Tappeto volante" è una trasmissione che mi ha dato davvero tanto. Da un canale all'altro sempre un successo». Qual è la sua televisione? «Una televisione garbata che riesce a farsi ascoltare». Si ritiene uno degli ultimi gentiluomini della televisione? «Lo dicono. Lo penso. Mi viene naturale. Ecco perché in tanti mi chiamano affettuosamente "zio Luciano"». Lei è nella vita privata come appare in televisione? «Mi sforzo di esserlo. Un buon marito, un ottimo padre, un nonno affettuoso. Insomma, una persona responsabile in video e in famiglia».

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