A VENEZIA SI RINNOVA LA VITA DEL CIRCO
San Francesco porta gli animali fra gli acrobati africani
Uno spettacolo che sta girando l'Europa e che oggi, dopo cinque repliche tra fine e inizio anno, ha concluso con successo la sua tappa a Venezia con un botteghino quasi sempre tutto esaurito. Il sipario si apre su un luogo senza forma disseminato di cose abbandonate che lentamente, sotto la guida ingenua del clown, prenderanno forma valorizzando i quattro elementi naturali: dall'acqua (alta, data l'ambientazione lagunare) al fuoco, dalla terra all'aria, con immagini poetiche di una ruota del sole e di uno spicchio di luna, di stelle raccolte da una rete da pesca e scale tese verso l'infinito, sciami di cicale e voli di medusa, fino al passaggio finale di una barca che diventa l'Arca della luce. Uno spettacolo che coinvolge, portandoli talvolta anche sul palco, grandi e piccini, fin dall'inizio, quando il clown Emanuele Pasqualini invita il pubblico a inventare il rumore della pioggia battendo a ripetizione due dita sul palmo aperto della mano. E alla fine piove davvero sul suo ombrello. È una delle tante magie, come le rose spuntate dalle gocce d'acqua cadute, che alimenta il gioco della creazione e che trasformerà la terra da arido deserto in giardino fiorito. In questo percorso simbolico, che ha come guida il «Cantico delle Creature» e come colonna sonora i celestiali vocalizzi della cantante italo-congolese Carla Nahadi Bebelegoto su un fondo di musiche evocative del Continente nero, il linguaggio acrobatico dei sette artisti kenyoti ritrova il suo significato di energia vitale: le loro acrobazie quasi istintive, ricami di corpi in anelli di fuoco o in una corda che gira, mobilissime piramidi umane o salti strabilianti, sembrano simboleggiare proprio lo sprigionarsi dell'energia all'origine di ogni forma di vita. A intrecciare e far dialogare due esperienze così diverse come l'arte acrobatica africana e la comicità di un clown-mimo veneziano, cucendo numeri e ritmi in sapienti giochi di luce tra sculure di materiale povero, sono stati il regista e scenografo Marcello Chiarenza e il direttore artistico Alessandro Serena, quest'ultimo proveniente da una delle famiglie circensi più famose d'Italia, gli Orfei. Una coppia ben collaudata, impegnata con Arcipelago Circo Teatro a sperimentare nuove forme di linguaggo dello spettacolo dal vivo, partendo dai generi e dalle tradizioni popolari quali la commedia dell'arte e il circo, nell'intento di promuovere il "Nuovo circo". «Creature» non è che l'ultimo capitolo di questa sperimentazione, dopo «Visioni» e «Ombra di Luna», realizzate con successo all'inizio del 2000 dopo aver avviato una collaborazione con la Biennale di Venezia e con l'assessorato alla cultura del Comune di Venezia.