di PAOLO CALCAGNO CAPRI — Ci sono nomi che pesano come macigni, specialmente in arte.
E il peso è, forse, ancora più schiacciante se nel volto e nel fisico è evidente l'impronta del "mostro sacro". Si può comprendere, pertanto, la riluttanza della ventottenne Olivia Magnani, figlia di Luca e nipote della mitica Nannarella, a soffermarsi sul legame di sangue e d'arte con la nonna Anna. Meritatamente premiata al Festival «Capri, Hollywood» come rivelazione per la sua partecipazione al bel film di Paolo Sorrentino «Le conseguenze dell'amore», la promettente attrice romana esita molto prima di accettare di parlare della sua fortunata discendenza. «Il mio legame con Anna Magnani spesso alimenta pregiudizi - ha commentato Olivia Magnani - È troppo facile per la gente concludere che la grandezza di un nome spiani la strada di una carriera. Ci sono dei fili, ma il fascino del personaggio più celebre prevale sempre sulle motivazioni delle scelte». Gli esempi sono tanti, dai De Filippo alla regista Sophia Coppola, figlia dell'autore del «Padrino». Tuttavia, sembra improbabile che sua nonna possa averla protetta... «Anna Magnani non l'ho vissuta come nonna. Lei è un mito dello schermo in tutto il mondo, ma per me è una grande maestra a distanza, come lo sono altre grandissime attrici del passato, da Greta Garbo a Bette Davis. Ho scelto di fare l'attrice e ho studiato molto, in Italia e all'estero: è ovvio che mi sia nutrita di un certo cinema, compreso quello di Anna. Comunque, provo grande piacere quando verifico l'eco che Anna ha lasciato nella gente. La settimana scorsa, ero in Argentina e la gente, laggiù, è entusiasta della Magnani». Fra i film della Magnani, qual è la scena che più l'ha colpita? «Mi piace quando sorprende, quando provoca, come nella scena in cui ride e fa la matta al ristorante in "Mamma Roma", di Pisolini. La preferisco quando è irriverente, più che nelle sue celebri scene drammatiche». Ha fatto anche fiction televisiva in «Al di là delle frontiere», su Raiuno, accanto a Sabrina Ferilli. Dove la rivedremo, a cinema, in teatro o in tv? «A teatro, l'estate scorsa, ho recitato nell'"Elettra" di Euripide. Ora, sto valutando alcune proposte, sia per il palcoscenico, sia per lo schermo. Certo, non farò più televisione perché, secondo me, uccide gli attori, a meno che non sia diretta da grandi registi, ma è difficile che questi lavorino per la fiction-tv». Il cinema che ama e il regista con cui vorrebbe lavorare? «Mi piacciono i film di Pietro Germi e lavorerei volentieri con Roberta Torre perché è una donna. In genere, il cinema italiano lascia poco spazio alle donne, e quando c'è un personaggio femminile forte chiamano una straniera, vedi Penelope Cruz in "Non ti muovere". Le attrici italiane sono svantaggiate rispetto alle americane o alle francesi».