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Addio a Osvaldo Peruzzi l'ultimo futurista

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Addio a Osvaldo Peruzzi, l'ultimo dei pittori futuristi, di quelli che, giovani, conobbero Marinetti mentre creava il suo movimento artistico. La morte lo ha colto nella sua casa di Livorno all'età di novantasette anni. Era nato infatti nel 1907 a Milano da genitori toscani e nel capoluogo lombardo, dov'era studente di ingegneria al Politecnico, aveva conosciuto nel 1929 Filippo Tommaso Marinetti. Due anni dopo, nel 1931, la sua prima mostra alla Sala Taveggia e l'inizio del suo protagonismo nella seconda stagione del futurismo, quella dell'Aeropittura. Ha continuato a dipingere fino a qualche anno fa, Peruzzi, teneva vivo lo sguardo sul mondo che fu degli artisti degli anni Trenta. Prese parte a tutte le più importanti esposizioni futuriste, nonché a cinque edizioni della Biennale di Venezia e a cinque Quadriennali di Roma. Una grande mostra antologica, curata da Enrico Crispolti, gli è stata allestita al museo civico «Giovanni Fattori» di Livorno nel 1998. Lascia opere nella Galleria Comunale di Roma, nella Civica di Milano, nel palazzo municipale di Porto Venere e in parecchie altre pubbliche raccolte. Peruzzi, nato nel maggio 1907, animo con Prampolini, Gerardo Dottori, Fillìa la stagione esaltante dell'Aeropittura, nella quale s'inserì, con alcuni suoi «ritorni» nelle file marinettiane, lo stesso Balla. Nei suoi dipinti di quel decennio, e in quelli dei primissimi anni Quaranta, Peruzzi trasfonde il concetto boccioniano di simultaneità e consegue essenzialità formali che lo avvicinano a Lyinel Feininger, all'epoca attivo al Bauhaus. Ufficiale d'artiglieria in nord Africa, Peruzzi nel 1943 fu catturato dagli inglesi e trascorse due anni di prigionia negli Stati Uniti. Un periodo nel quale non smise di dipingere, allestendo mostre improvvisate. Negli anni Cinquanta e Sessanta fornì buone prove di una figurazione stilizzata, con tensioni sintetiche che lo condussero ai limiti dell'astrazione. Ma poi tornò a sviluppare e a rinverdire il suo futurismo, al quale aveva dato anche un manifesto teorico nel 1941, «Plastica dell'essenza individuale».

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