Le repliche fanno il pieno di audience in Tv
Ghezzi l'inventore di Blob: «La ripetizione è l'essenza del piccolo schermo che ha inventato la noia»
Sembra che la platea televisiva di casa nostra gradisca determinate repliche soprattutto in momenti nei quali non è costretta a scegliere dove puntare il telecomando. Quando cioè la logica della controprogrammazione non impone determinate, rigide selezioni tra reti concorrenti, la replica riesce a catturare un pubblico di notevole riguardo. E' accaduto con lo show di Giorgio Panariello «Ma il cielo è sempre più blu» le cui due puntate riassuntive del meglio del programma sono riuscite a conquistare audience pari, se non maggiori, di quelle registrate durante la programmazione normale del varietà che ogni settimana aveva risentito dello strapotere del reality «C'è posta per te» della De Filippi su Canale 5. Il fenomeno si è ripetuto con le repliche di «Don Matteo», di cui l'ultima, con più di sei milioni di spettatori, ha consentito a Raiuno di vincere una non semplice serata. Ed ha interessato anche «Markette» di Piero Chiambretti, programma della seconda serata de La7. Medesimo risultato di tutto rispetto per le ennesime repliche di pellicole già passate in video come «Sister act», e «Quo vadis» andate in onda la sera di Natale su Raiuno e Raitre. Vi si aggiungano le continue riproposizioni dei telefilm di «La signora in giallo», sul pomeriggio di Raiuno e di «Colombo» nella prima serata di Retequattro che hanno uno zoccolo duro inamovibile di spettatori. Che accade dunque alla platea televisiva di casa nostra anche nel periodo non estivo? E' proprio vero che siamo un popolo di abitudinari che magari lascia in funzione l'elettrodomestico solo per compagnia, senza badare più di tanto a quel che passa in video? Oppure c'è una motivazione più profonda che giustifica il fenomeno in determinati periodi dell'anno? «Non mi stupisco davvero, l'essenza stessa della Tv è la ripetizione», afferma Enrico Ghezzi, autore di "Blob" uno dei programmi cult del nostro piccolo schermo, in onda da quindici anni su Raitre. «Se ben congegnati, ci sono eventi televisivi che non si usurano». Ghezzi ricorda lo spavento con cui lui stesso per anni, in passato, si trovava a programmare film già trasmessi in video e riproposti nel medesimo periodo dell'anno, sempre con risultati positivi di audience. «Lo spettatore ha bisogno solo di varianti all'interno di un substrato televisivo già noto e rassicurante», puntualizza Gianpiero Gamaleri, docente di «Teorie e tecniche di Comunicazioni di massa» all'università Roma 3. «E' l'eterno bisogno dell'uomo, che si accentua durante le festività di fine anno, di sentirsi avvolto in un'atmosfera conosciuta nella quale la novità deve essere presente in maniera poco consistente», ribadisce Galameri che, come ex componente del CdA della Rai, continua: «La Tv ha imparato ad utilizzare le repliche in maniera intelligente, scartando la scontata metodologia del tappabuchi la cui conseguenza è il decadimento della qualità». E Ghezzi conclude: «La pigrizia è l'unica invenzione della Tv che, però, ha imparato a ripetersi in maniera differente. Per la programmazione, oggi, non è certo necessario spremersi le meningi».