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IL 26 E IL 27 DICEMBRE IN «POSSO CHIAMARTI AMORE?»

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Lo Verso: «Faccio la fiction ma l'Auditel mi spaventa»

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Ma lui, Enrico Lo Verso, ha un sogno nel cassetto, dedicarsi alla Radio, per la quale ha già interpretato due sceneggiati: Jack lo Squartatore e Jo Petrosino ed attende altre proposte. Nel futuro di Lo Verso, però, c'è anche il teatro. L'attore che il 26 ed il 27 dicembre sarà il protagonista maschile, accanto a Debora Caprioglio della fiction «Posso chiamarti amore?», su Raiuno, si racconta ed anticipa i suoi progetti professionali. Crede sia davvero così drammatica, come viene descritta, la situazione in cui versa l'attuale cinema italiano? «Contrariamente alle opinioni ricorrenti, io sono ottimista. Il nostro cinema negli anni ha sempre trovato la maniera di uscire da crisi che sembravano irreversibili, grazie a nuove modalità di linguaggio e di espressione. Accadrà la stessa cosa anche ora». Ha due film in uscita. Ce ne parla? «Il primo è "Tre giorni di anarchia" e racconta la storia di un soldato Giuseppe che, durante lo sbarco degli alleati nel '44 si ritrova ad essere leader di un piccolo paesino allo sbando. Il secondo, "L'educazione fisica delle fanciulle", tratto da una sceneggiatura di Lattuada, è ambientato in un collegio femminile a fine '800 ed accanto a me recita Jacqueline Bisset». Lei si sta esprimendo, come attore, in vari settori della recitazione. Quali sono le differenze che contraddistinguono cinema, teatro e Tv? «C'è innanzitutto una diversità di scrittura e di linguaggio. Ma è importante soprattutto la modalità con cui un messaggio deve essere recepito. Mentre al pubblico cinematografico, concentrato sul prodotto, basta una sola inquadratura per esprimere uno stato d'animo, ed a quello teatrale è sufficiente anche il solo silenzio, per la platea televisiva occorre una ripetitività di determinate scene per tutta la durata della fiction, affinché si possa essere certi che il messaggio sia stato recepito. La Tv, insomma, è più lenta, meno immediata». Il teatro sembra essere una costante nella sua storia professionale. «Attualmente ho due impegni. Il primo è la ripresa di "Un tram chiamato desiderio": Il secondo è lo spettacolo "Voci contro il potere" con la direzione artistica di Lucio Dalla. Accanto a me ci sono personaggi fissi tra cui Alessandro Haber e Piera Degli Esposti, ed altri che si alternano sul palcoscenico come Ornella Vanoni, Lina Sastri ed Anna Galiena. Lo spettacolo è sui diritti umani ed è un'esperienza voluta dalla fondazione Kennedy». Che rapporto ha con la Tv? «Proprio nessuno. Non guardo alcun programma. Se ho del tempo libero vado a teatro, come spettatore. Amo tutte le forme spettacolari ad eccezione del teatro classico». Non la spaventa, con queste premesse, approdare in video come attore? «In effetti sono spaventato dai meccanismi dell'Auditel. Temo soprattutto la breve durata del prodotto televisivo, due sole serate che non consentono il passaparola come invece avviene tra gli spettatori di una pellicola cinematografica».

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