Donne e addii, infallibile Costanzo
E' il commento del tassista romano il giorno dopo, quando viene a sapere che chiudono il 'Costanzo Show'. «E adesso, dove andrà Baffetto?» chiede «Monza 44» dopo essersi riavuto dalla sorpresa. Mi tocca rassicurarlo che Baffetto è più solido che mai, la Ditta con Maria De Filippi va a gonfie vele e lui si diverte «come un bimbo» nella rubrica del mattino a Canale 5. Costanzo è troppo furbo per celebrare un funerale di lusso alla sua creatura che si polverizza nell'etere. Ma se «Porta a Porta» fu definito la «Terza Camera del Parlamento», potremmo ribattere che il «Costanzo Show» era la «Seconda Camera da Letto» di politici e attori, di sciantose e playboy. Ci sono passati tutti, e tutti si sono confessati. Per essere qualcuno, dagli anni Ottanta in poi, è stato necessario bussare allo studiolo del Sor Maurizio. Le sue dita paffute hanno asciugato le lacrime di principi decaduti e di cortigiane in désabillé. Neanche Padre Mariano, a suo tempo, ha raccolto tante confidenze peccaminose e tanti torbidi peccati quanti ne ha traghettati il piccolo Caronte del Teatro Parioli. Succubi della sua arte majeutica, si sono messi a nudo Tognazzi e D'Alema, Gassman e il Berlusca, Carmelo Bene e Rutelli. Marina Ripa di Meana, che con il nudo non ha mai avuto complessi, si è perfino divertita a sbeffeggiare il padrone di casa, stampandogli in faccia un'intera torta alla panna. «Ma perché l'hai fatto?» sibilò Costanzo più tardi, gonfio di rancore. E lei, la provocatrice di Piazza di Spagna: «Così, per combattere la noia». Raccontano che la decisione di calare la saracinesca sullo «show» l'ha presa proprio lui, er sor Maurizio: dopo aver controllato l'Auditel, ha capito che il dente guasto bisogna toglierlo in tempo, non mentre ti rotoli dal dolore nella notte insonne. Perché tutto si potrà dire, di questo guru del Tubo Catodico, ma non che non sappia navigare. Ho conosciuto il sor Maurizio ai tempi che pubblicava le sue maliziose interviste alle attrici. Ho letto i suoi primi libri con dedica; sono stato a vedere le sue commedie e ho ascoltato le sue canzoni scritte per Mina. E proprio per questo mi pare giusto gli siano riconosciute una duttilità d'ingegno e una capacità di far squadra (far lavorare gli altri) del tutto invidiabile. Come tutti gli uomini pubblici, anche lui ha subito qualche rovescio, ma ne è uscito con le ossa intatte, perché ha la ruota di scorta dell'ironia. Solo gli uomini tragici si rompono, per la inspiegabile mania di ritenersi «tutti d'un pezzo». Se di François Mitterrand si lodava «l'esprit florentin», da Costanzo tracima «l'ironie romanesque». Quella sua vecchia battuta, «Boni, state boni», ha il timbro di Sordi e di Trilussa. Ma c'è una vicenda che rende Costanzo più umano e simpatico di quanto non sembri: la sua rovinosa passione per le donne. E non ne sbaglia una. Come ai suoi tempi Arnoldo Mondadori, sceglie sempre delle amanti di sicuro successo. Vedi la sua ultima musa, Maria De Filippi. Lei è troppo educata per dirgli la dura verità, ma è quella che sottopelle lo stesso Maurizio teme: come Giotto scavalcò Cimabue, così Maria ha messo a nanna il Maestro.