Le stagioni elastiche della memoria
Può allungarsi o accorciarsi a seconda delle esperienze che facciamo e dell'abitudine o meno che abbiamo di misurarlo. Quando un'attività ci assorbe e ci interessa il tempo vola. Quando ci annoiamo o dobbiamo attendere qualcuno che non arriva il tempo non passa mai, si carica di tensione e i secondi che riempiono i minuti finiscono per superare di gran lunga i sessanta canonici. E come se non bastasse, colui che si è fatto attendere sembra valutare quel nostro stesso tempo in modo completamente diverso da noi: «un attimo», «pochi minuti», «roba da nulla». Il tempo si dilata o si restringe a seconda di ciò che gli mettiamo dentro. Se lo riempiamo di emozioni forti ce lo dimentichiamo del tutto. Soltanto l'orologio ci segnalerà il suo avanzare. Sia la felicità che un intenso dolore hanno la prerogativa di bloccare il tempo, di immobilizzarlo in un presente che non sembra voler passare. Anche il gioco, il sesso, l'amore modificano profondamente la percezione del tempo ed è soltanto quando si riemerge da queste attività che ci si accorge di aver «fatto tardi». I sogni, poi, non hanno alcun nesso con il tempo che misuriamo. Sogni che sembrano lunghissimi, formati da numerose sequenze, sensazioni e cambiamenti, si svolgono nella nostra mente in pochissimi attimi. L'età è un'altra variabile importante. Per i bambini un'ora è un tempo lungo, un giorno è un tempo lunghissimo e la notte ha una durata incalcolabile che può anche sembrare minacciosa. «Se mi addormento sono sicuro di risvegliarmi domani mattina?» è uno dei dubbi che assillano i piccoli. Nell'adolescenza e nella giovinezza molte scelte vengono posticipate perché «c'è tempo» per decidere, per dare una direzione alla propria vita. Si ha la sensazione che tutto sia possibile, che quello che non si realizza oggi lo si realizzerà domani o tra cinque anni o tra dieci. Ma se nella giovinezza il tempo è una dimensione aperta, man mano che si procede negli anni invece si restringe. A volte sembra persino fuggire all'indietro come un paesaggio dal finestrino di un treno in corsa. Lo spazio è meno soggettivo e fluido del tempo perché può essere percorso, delimitato e toccato. Il tempo è invisibile e fuggente, possiamo però essere in sintonia con la sua dimensione quando ci immergiamo nella musica.