Ciampi: «Non è Rai se non offre servizio pubblico»
Qualunque sia il suo futuro assetto aziendale. Parla forte e chiaro il Presidente della Repubblica nel giorno della consegna al Quirinale dei Premi Saint-Vincent per il giornalismo. Proprio nell'ora in cui si discute di privatizzazione di Viale Mazzini, Ciampi pone una condizione: la Rai garantisca e difenda il pluralismo, «conservi, rafforzi, migliori sempre più la sua attività di servizio pubblico, nei contenuti editoriali e culturali, nell'informazione, nello stile, in linea con le indicazioni dell'Unione europea sui servizi radiotelevisivi». Accanto, il monito ai giornalisti, riuniti sul Colle insieme agli editori. Meno polemichette quotidiane, meno provincialismo e soprattutto autonomia, anzi, «schiena dritta». Ciampi abbraccia Giovanni Giovannini - premio alla carriera per «aver contribuito al prestigio della categoria» - stringe la mano agli altri insigniti della carta stampata e della tv (c'è anche un riconoscimento al sito internet del'Ansa) ma scandisce le regole della professione che più di tutte si deve accompagnare alla libertà d'espressione. Però l'accento più forte è sulla Rai che sarà. Deve mantenere la sua funzione civica, di assoluta importanza, «qualunque sia l'assetto aziendale». Ai convenuti nella dorata cornice del Quirinale la lezione piace. Qualcuno evoca le parole del capo dello Stato nel messaggio alle Camere, su par condicio e libertà di informazione. Piace il richiamo alla deontologia professionale: «Tenere dritta la spina dorsale è la raccomandazione fondamentale che ciascuno avverte nella propria conscienza», ricorda Ciampi. L'accento poi cade su quel più vasto mondo che l'informazione deve saper squadernare. Serve «una maggiore apertura internazionale dei nostri media», dice Ciampi e fornisce un esempio concreto, la sua recente visita di Stato in Cina: «Ci ha aiutato tutti a capire di più le dimensioni dello sviluppo di un'area centrale per il futuro del mondo». E allora «bisogna guardare e raccontare di più quello che accade in Europa e lontano dall'Europa. E meno attenzione a dinamiche, a contrasti, a divisioni domestiche che spesso nascono e svaniscono in pochi giorni senza lasciare traccia, se non nel disorientamento che provocano all'esterno e all'interno». Meno fumo e più arrosto, insomma, come avviene sui media degli altri Paesi. No dunque, alle risse, al gossip. No alla cattiva tv, quella dei taroccati, del trash, delle chiacchiere in salotto. Invece, il piccolo schermo deve volare alto. Radio e tv «sono strumenti di partecipazione ancor più coinvolgenti della carta stampata», ricorda il Presidente. Federazione della Stampa, Ordine Nazionale dei Giornalisti, organismi sindacali della Rai ritrovano nello parole di Ciampi molto dei loro cahiers de doleances. Lorenzo Del Boca, presidente dell'Ordine, parla del lavoro del giornalista come «mestiere in salita, che deve essere rispettato». Epperò non nasconde «troppi errori, troppe pigrizie, troppa violenza al congiuntivo, troppi metri quadrati di gossip». Franco Siddi, presidente della Fnsi, punta il dito contro la legge in discussione sulla diffamazione a mezzo stampa e si dice preoccupato per la «scelte di alcune procure che esigono il silenzio stampa sulle indagini». L'Usigrai ringrazia Ciampi per l'accento messo sulla insostituibilità del servizio pubblico. Servire ai cittadini significa fornire informazione e qualità. La strada di sempre che la Rai non sempre ha percorso. E che Ciampi auspica imbocchi domani.