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di GIAN LUIGI RONDI MATRIMONI E PREGIUDIZI, di Gurinder Chadha, con Aishwarya Rai e Martin ...

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Con il suo romanzo più celebre, «Orgoglio e pregiudizio», pubblicato a Londra nel 1813. La cornice era una provincia inglese nel Settecento, il tema, le differenze di censo e di classe che ostacolavano la mamma ambiziosa di quattro figlie nel trovar loro mariti di rango superiore. Il cinema, naturalmente, ci si è rivolto varie volte, a cominciare, nei Quaranta, da un film di Robert Z. Leonard che aveva come protagonisti Greer Garson e Laurence Olivier. Oggi vi ritorna una regista anglo-indiana, Gurinder Chadha, andata incontro anni fa a un successo internazionale con un suo film, «Sognando Beckham», che, in cifre di commedia lieve, ci diceva del sogno di una fanciulla inglese, nata in una famiglia indiana, di diventare una calciatrice, sulle orme, appunto, di Beckham. Il film si ambientava in una Inghilterra multietnica, ma da lì non si spostava, questo di oggi, invece, nonostante la trama settecentesca e l'ambientazione originaria tipicamente britannica, non solo si sposta in India (e poi anche negli Stati Uniti), ma collocando l'azione ai giorni nostri, la rappresenta secondo i modi e le cadenze di quello che ormai si usa chiamare il cinema di Bollywood, quel cinema indiano, cioè, che si fa a Bombay. La vicenda, così, più o meno, ripropone quella del romanzo di Jane Austen, la mamma vogliosa di maritare le figlie, gli equivoci sorti attorno all'arrivo di un ricco giovanotto che, qui, è americano, l'amore della più bella delle quattro per questo giovanotto cui, però, prima di unirsi felicemente, dovrà riconoscere di essersi sbagliata nei confronti di vari malintesi alcuni provocati ad arte. Niente più differenze di classe ma, appunto, contrasti di caratteri da cui nascono via via nodi difficili da sciogliere. Riproposti, però, alla maniera di Bollywood: con canti e balli, musiche, cori, in una ridda di colori che incendiano l'azione di tinte arcobaleno, non esitando, come nei musical di una volta, a far gorgheggiare nei momenti più tesi questo o quell'interprete senza che mai, però, la vicenda si intoppi o sfiori il buffo. Perché la regista rilegge Bollywood con il gusto di cui si è nutrita in Inghilterra e mostra, ad ogni pagina, di trovar sempre gli equilibri giusti fra i sentimenti e le coreografie affidate a orge di colori. Peccato che il protagonista, Martin Henderson, impallidisca al ricordo di Olivier. Le fanciulle, in compenso, sono bellissime.

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