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di ENRICO CAVALLOTTI «NEC scire fas est omnia» (non è necessario sapere tutto), cosí ci ...

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Anzi, il diletto è dalla parte di coloro che sanno solo a metà, ribadisce Nietsche in «Umano, troppo umano». Eppoi, saper tutto, ma proprio tutto, non sarebbe piú un sapere ma una forma impertinente ed immedicabile di follía. Oppure un segno del divino. Beati gli ignoranti, allora? No, non s'esageri, ché il saper tutto ed il saper nulla sono le due facce di un'unica medaglia gnoseologica. Teniamoci nel giusto mezzo, o, almeno, ambiamo a coglierlo, raffiguràndocelo come una meta intelligente, realistica e proficua. Sapere con virtuosa moderazione, con un coscienzioso relativismo equivalente ad un opportuno disincanto. Facciamo un esempio. Quanto ne possiamo sapere di teatro musicale, opere, melodrammi, drammi musicali e corrispettivi compositori? Qual grado di raffinatezza e profondità può raggiungere la nostra melosofía? Siamo o no dei saputi d'acuti e di tonitruanti do di petto? Se sappiamo per certo che la Traviata non è di Stockhausen e che Madama Butterfly non l'ha composta Händel, i nostri operistici saperi sono da tenersi per ammirevoli. Seppoi siamo inscritti nell'esigua cerchia dei veraci connaisseurs, mettiamo, di Montesanto e Montemezzi, di Monteverdi e Monterosso, in questo caso la nostra competenza ha titolo per essere classificata tra le maníe di sòrta menadistica (per solito disfrenate, poco o punto controllabili, ancorché capaci d'ingenerare in taluno vaneggii ineffabili).... S'impone qui di bandire le ciance (dopo averne tratto un menomo succo) e di filare dritti al sodo. Ch'è nella fattispecie costituito da un volume affatto originale, a non dir bizzarro, atto a calcolare, misurare, soppesare, sfrugugliare la competenza del lettore in materia. Titolo: «Il gioco dell'opera». Sottotitolo: «480 enigmi per il vero conoscitore». Autore: Giancorrado Ulrich. Sontuoso introduttore: Riccardo Muti. Prefatore iperdotto: Mario Bortolotto. Provvido editore: Valentina Edizioni. Congruo prezzo: 50 euro. Il libro ti rapisce e risucchia piú d'un diluvio universale, coi suoi eserciti di quesiti ardui e cavillosi, viepiú impertinenti e irrispondibili. È d'uopo, per tentare risposte, possedere una memoria picodellamirandoliana che maneggi come provetta giocoliera sesquipedali cataloghi di titoli, libretti, cavatine, arie, musici e poeti, e che utilizzi con aerea scioltezza connessioni storiche, cronachistiche e numerologiche. Poco ci manca che, nello sfrontato crescendo della lussuria interrogatoria, ci sia domandato quanti sol diesis sono apposti sulla terza battuta del secondo movimento della prima sinfonia di Schumann; oppure quanti baritoni deboscè nelle opere giovanili di Verdi hanno tradito il pur ghiotto soprano per correre fra le verginee braccia del tenore (già, bada ingenuo lettore, ché anguillano per queste pagine, sardanapalesche e vezzose in uno, anche le domande-trabocchetto). Per fortuna, l'ironia vi regna sovrana ed il domandare risulta cosa piú gaia assai del rispondere, mentre l'ignoranza del lettore è trattata con simpatia ed intrigo da un domandatore che con questo libro vuol sottintendere la stessa propria relativa "asinaggine" in materia d'opera lirica. (Ogni quesito, in ogni caso, trova soddisfazione nell'alleviante seconda parte del viziosetto tomo).

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