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Cicatielli e ragù, evviva i manicaretti dei Borbone

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Come è possibile coniugare i vecchi sapori con i ritmi frenetici dei nostri giorni

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Un libro controcorrente in quanto la modernità impone ricette stravaganti, esotiche o macrobiotiche. Invece Marinella Penta de Peppo ci regala un'antologia di arte culinaria (ben 2000 ricette) che costituisce anche un tuffo nella storia e nelle tradizioni popolari di tante regioni d'Italia, con un'attenzione particolare al nostro Sud, dalla Campania alla Puglia, dalla Calabria a Basilicata e Sicilia, con un focus sulla cucina romana. Piatti noti e meno noti, perché ripescati nella memoria dei grandi vecchi di città e paesi e riproposti in chiave moderna ma senza perdere nulla degli antichi sapori. La raccolta di ricette che dimostra come sia possibile oggi trafficare in cucina in modo semplice e veloce ma nel rispetto delle migliori tradizioni gastronomiche italiane. Con un occhio ai congelati e un occhio al forno a microonde si può imparare a cucinare pietanze per tutti i gusti, dagli antipasti ai dolci, senza trascurare le salse, i liquori e le conserve. Insomma un libro che può rivelarsi un valido alleato per single, donne in carriera e mamme a tempo pieno. Perché si può conciliare il risparmio del tempo con la necessità di conservare il gusto. Un tuffo nel passato per adeguarsi al presente il volume di Marinella Penta de Peppo che è al suo quinto libro di cucina in sei anni e sempre in difesa dei piatti tradizionali. Pugliese di nascita l'autrice sa coniugare le antiche minestre di Lucera con quelle napoletane dal momento che da sposata si è trasferita a Napoli dove vive tutt'ora. I suoi piatti derivano anche dalla civiltà contadina pugliese e dal popolo dei «bassi» napoletani. Ecco allora, oltre alle arcinote «orecchiette», un altro vanto dei ghiottoni di Lucera, i «cicatielli», fatti in casa, da provette massaie che infilavano l'anulare nella pasta e che li condivano col ragù o con le cime di rapa. Cucina povera dei tempi del Borbone che ognuno di noi ricerca per sfuggire all'assedio della modernità imperante. Con quale spirito ce la offre? «Queste cose perdute - scrive nell'introduzione Giuseppe Trincucci - possono essere ritrovate negli anditi della nostra memoria, nelle pieghe della nostra sensibilità che solo in parte è stata effettivamente scalfita dalla chimera del nuovo, con i suoi truculenti fast-food, con quei rapidissimi e malfatti pasti che ogni giorno ingoiamo, con tutto quello che il logorio della vita moderna è riuscito a distruggere». Marinella Penta de Peppo «La grande cucina del 2000» Newton & Compton 736 pagine 16,90 euro

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