La saga dei cavalieri diventa moda E sbarca anche in libreria e alla Tv

Sono un eroe di oggi, un uomo comune nel quale tutti possono identificarsi». E come dargli torto? Nicolas Cage, protagonista de «Il mistero dei Templari» di Jon Turteltaub, da martedì in 400 sale di tutta Italia, ha davvero poco dell'archeologo della famosa saga di Steven Spielberg. Nei panni di Ben Gates, quarantenne studioso di storia alla disperata ricerca del tesoro dei Templari, per l'appunto, Cage appare sul grande schermo con la capigliatura quasi incollata, la dentatura brillante, il viso senza ombra di ruga. E così, ma con i capelli un po' più cotonati e l'espressione appena scocciata («non amo apparire»), è comparso ieri nella capitale per presentare il suo ultimo lavoro cinematografico. Questo divo delle riviste patinate, interessate spesso alle sue love story, un pezzo di quel «tesoro», riacciuffato dopo incredibili peripezie, sembra esserselo «rubato» in un impeto di narcisismo. Anelli extralarge alle dita, enormi bracciali ai polsi. E la voglia di dimostrare che, lui, è una persona normale. Non un eroe irraggiungibile, ma uno di quelli che fa cose «possibili». Quali? Arrampicarsi sui tetti, gettarsi nell'acqua o nel vuoto... salvare la Dichiarazione d'indipendenza (sul cui retro c'è la mappa per trovare il tesoro) dalle grinfie del solito cattivo. Il tutto con un «gioiello», ma in carne e ossa, al fianco: la dolce e bellissima stellina in ascesa, Diane Kruger (nel film Abigail Chase). «Tra di noi, fin dal primo provino, c'è stata subito alchimia. Recitare con Cage è stata una bella esperienza. Lui ti mette a tuo agio, insieme ci siamo divertiti moltissimo», dice sorridente Diane, in jeans e casacca che ricorda la recente esperienza di «Troy» dove impersonava Elena. Non avrà il fascino «trasandato» dell'Indiana Jones-Harrison Ford, ma Cage sembra aver proprio stregato questa giovane e brava ex ballerina dalle origini teutoniche. E affascinerà anche un pubblico fatto soprattutto di famiglie. In America ha già sbancato i botteghini e ci sono tutti i presupposti per incassi record anche in Italia. Piacerà ai ragazzini e agli adulti appassionati del genere avventuroso. «Il nostro intento è quello di istruire le nuove generazioni attraverso lo spettacolo - spiega il produttore, quel Jerry Bruckheimer che non ne sbaglia mai una (suoi, tra gli altri, «Flashdance», «American Gigolo», «King Arthur», «Pearl Harbor») - Ben, nel film, ritrova un tesoro di inestimabile valore e non lo tiene per sè. Lo dona alla comunità perché finisca nei musei di tutto il mondo. I genitori lo vedono e poi ritornano al cinema con i propri figli». Intenti pedagogici a parte, la storia dei Templari, oltre che al cinema, ora sbarca anche in libreria e in Tv. E diventa «business» per il turismo. Da «Il codice da Vinci» di Dan Brown, divenuto un caso editoriale, Ron Howard trarrà un film il cui protagonista sarà Tom Hanks. Mentre tra i prossimi progetti della Rai c'è una fiction in 4 puntate dal titolo «La profezia dei Templari» con Luca Barbareschi e Violante Placido. Il recupero del Medioevo (iniziato negli anni Ottanta con «Il nome della rosa» di Umberto Eco) in libreria si ritrova anche con «I segreti del Codice» di Dan Burstein e «I segreti del Codice da Vinci - guida non autorizzata a fatti, personaggi e misteri del libro». Milano si attrezza con pacchetti «Dan Brown» comprensivi di pernottamento, prima colazione e visita al Cenacolo di Leonardo. Stesso discorso per Roma e per Parigi, dove il Louvre non è mai stato tanto visitato come ora dagli americani. Perché il fascino delle radici può più di qualsiasi effetto speciale.