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In tre l'ozio può diventare una virtù

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L'OZIO, l'accidia, l'inerzia, la pigrizia. Tutti i vizi, o sinonimi di vizi, da cui sono affetti con soddisfazione i tre protagonisti dell'opera prima con cui Stefano Chiantini, dopo molti corti, esordisce in un lungometraggio in Super 16mm. In teoria qualcosa fanno perché Ennio si occupa, sia pure in modo strambo, del piccolo appartamento di cui condivide l'affitto con Nicola, così interessato al calcio da passare tutto il suo tempo davanti al televisore. Angelo, il terzo, che si è unito a loro per concorrere anche lui alle spese dell'affitto, sulle prime sembra meno neghittoso perché studia e il tempo libero lo riserva alla fidanzata Valentina, presto però si fa contagiare dalla inoperosità degli altri e, trascurando Valentina, passa le giornate con loro partecipando a campionati di calcio virtuali in cui i giochi di carte sostituiscono il campo ed il pallone oppure esibendosi a tre in fittizi tornei di scherma... Una commedia sul non fare che, forse, intende citare Oblomov ma che, soprattutto, privilegia l'inazione come vizio-virtù. Senza far sociologia (non si chiede di vedere in quei tre quasi trentenni uno spaccato della nostra società), ma senza neanche insistere sulla caricatura. Limitandosi alla cronaca di un momento della vita di tre giovani che al fare, sempre chiusi in casa, preferiscono il non fare (Nonostante, alla fine, ma solo nei titoli di coda, ci venga detto che certe decisioni si finiranno per prenderle). Naturalmente è un gioco, ma sa tendere al serio. Con un senso. Con un senso disinvolto del cinema. Nessuno degli interpreti è senza passato professionale. E lo dimostra. G. L. R.

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