di GIAN LUIGI RONDI FERRO 3 - LA CASA VUOTA, di Kim Ki-duk, con Lee Seung-yeon e Jae Hee, Corea del Sud, 2004.
..e ancora primavera». Fascino e poesia anche qui, con un protagonista, Tae-suk, che quasi non parla e ha la curiosa consuetudine di trasferirsi nelle case che sa vuote, senza rubarvi nulla, al contrario, mettendo ordine e facendovi, quando serve, perfino il bucato. Un giorno, senza che se ne accorga subito, è scoperto da una bella fanciulla, Sun-Kwa, sposata a un uomo che la maltratta. L'altra, anziché respingerlo, se ne sente attratta e quando Tae-suk la vedrà brutalmente aggredita dal marito lo metterà nell'impossibilità di nuocere con una pallina lanciata da una mazza da golf n. 3 (il «Ferro 3» del titolo). Dopo i due se ne andranno via insieme continuando ad impadronirsi delle case vuote. In una di queste, però, un giorno scoprono un morto, un uomo anziano. Gli danno onorati sepoltura, ma il figlio di costui, sopraggiunto, fa arrestare Tae-suk come assassino mentre Sun-kwa, ritenuta rapita, viene riportata delusa, al marito. Una delusione, però, che non durerà a lungo perché Tae-suk, forse morto in prigione, forse riuscendo misteriosamente ad uscire dal proprio corpo, da quel momento tornerà sempre al suo fianco. Innamorato come prima e da lei ricambiato con lo stesso amore... Lirismo e visionarietà. In un contesto che la regia abbacinata e splendida di Kim Ki-duk dipana senza ricorrere quasi mai ai dialoghi e lasciando che gli spazi maggiori li occupino le immagini. Reali, certo, almeno fino al momento di chiudere, ma sempre sospese, eloquenti anche quando soprassiedono ad ogni spiegazione. All'insegna di una immobilità che si trasmette agli snodi del racconto e ai ritmi di un'azione data soprattutto di riflesso: lasciando che sia gli interni, preponderanti, sia gli esterni, si affidino a luci e a colori raccolti e sfumati, come se si volessero citare certe antiche porcellane orientali. In mezzo i due interpreti, con pochissime altre figure di contorno. Conosciamo solo i loro nomi, ma i visi, la mimica, le espressioni bucano lo schermo. Con la poesia del silenzio.