La misericordia impopolare di Papa Pio XII
Essere «la guida, il pastore verso quel terzo millennio dai contorni imprecisi, ove sicuramente spera di consegnare in mani almeno altrettanto sicure quel cristianesimo più impegnato di cui ha più volte parlato, e che rappresenta la frontiera ideale, la sfida naturale di ogni pontificato da ricordare». In quell'anno (1983) non era ancora ipotizzabile il crollo dell'Unione Sovietica, anche se già era chiaro che si trattava di uno Stato e di un'ideologia più virtuale che reale. E su questo fronte Papa Wojtyla ha strappato uno dei suoi maggiori trionfi, quando ha visto la fine del regno del Male. Quanto al resto saranno gli anni a venire a dirci se gli è anche riuscito di rendere i cristiani più impegnati sul fronte della fede. Un pontificato longevo, questo di Wojtyla; al punto da indurre Antonio Spinosa a ripubblicare, modificandone il sottotitolo, la biografia che aveva già scritta su Pio XII, che era prima «L'ultimo Papa», e diventa adesso «Un Papa nelle tenebre» (Oscar Mondadori, 424 pagine, 9.40 euro). Inoltre aggiungendovi un breve capitolo introduttivo, alla luce dei documenti vaticani da poco pubblicati sull'attività di Pio XII, specie in favore degli ebrei, e generalmente parlando sui rapporti fra Germania e Santa Sede. Una scelta, quella di Pio XII, più da politico che da pastore di anime, che bene è riassunta in queste parole dette alla fida suor Pasqualina, "l'angelo dispotico del Vaticano", dopo aver saputo che alla protesta dei vescovi olandesi contro la deportazione di un gruppo di israeliti, Hitler aveva ordinato di rastrellarne altri quarantamila, e di ucciderli. E allora Pacelli: «Se la protesta dei vescovi olandesi è costata la vita a quarantamila infelici, la mia ne condurrebbe a morte almeno duecentomila. Non potrei sopravvivere a una tale responsabilità». E più avanti: "È meglio tacere, tacere e continuare a operare nascostamente per la loro salvezza in ogni occasione possibile». E avendo detto questo distrusse il testo di una sua nota di protesta in difesa degli ebrei che avrebbe dovuto apparire sull'Osservatorio romano. Di un tale pontefice, Spinosa ha indagato la vita con la pazienza da certosino che gli è propria, sommando l'uno all'altro i momenti salienti di un personaggio che così a lungo ha dominato la storia della chiesa; e dopo di lui una serie di Papi tutti diversi, l'amatissimo Giovanni XXIII, l'amletico Paolo VI, la breve stella di Giovanni Paolo I, e l'attuale Giovanni Paolo II, papa di attacco quanti altri mai, ben lontano dall'ieraticità di Pio XII. Il quale comunque fece quanto riteneva necessario per garantire, allora, la sopravvivenza della Chiesa, lasciando agli altri di moltiplicarne l'impatto nella coscienza dei fedeli.