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di ADRIANO MAZZOLETTI È STATO senza dubbio il più importante compositore e direttore d'orchestra ...

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Una carriera durata ininterrottamente per oltre mezzo secolo, senza mai un momento di defaillance. La sua opera racchiusa in oltre tremila incisioni e registrazioni, queste ultime un lascito testamentario che suo figlio Mercer Ellington ha devoluto alla Radio Danese, è quanto di più significativo un musicista americano abbia prodotto nel ventesimo secolo. Dalle sue prime composizioni fino alle ultime, reperibili attraverso l'opera omnia che alcune case discografiche hanno realizzato con grande cura, il genio di Ellington non viene mai meno. Infatti ascoltando alcune delle sue prime composizioni, tramandate attraverso l'incisione, e confrontandole con le ultime, ciò che immediatamente colpisce l'ascoltatore è lo stile di queste esecuzioni. Un modo assolutamente unico e personale nel trattare le varie sezioni dell'orchestra, la grande capacità di creare colori assolutamente unici e soprattutto l'abilità nell'utilizzare i solisti di una orchestra che per oltre trent'anni, è riuscito a tenere unita con gli stessi elementi. Fatto assolutamente unico questo che lo ha più volte spinto a dichiarare . «Il mio strumento non è il pianoforte, ma l'orchestra». Quell'orchestra i cui musicisti più importanti erano, fra gli altri, Cootie Williams, Johnny Hodges, Ben Webster, Jimmy Hamilton e quando, alcuni di loro, come Johnny Hodges e Cootie Williams, lasciarono Ellington per "mettersi in proprio", non furono in grado di mantenere lo stesso livello di geniale ispirazione che avevano ottenuto con il loro vecchio leader, il primo con il bellissimo «The mood to be wooed» il secondo con l'esaltante «Concerto for Cootie», con la struttura di un concerto grosso di tre minuti, questo per fare un esempio. A dimostrazione che l'estro creativo era quello di Ellington e che loro erano solo le voci, spesso straordinarie, che Duke sapeva utilizzare sapientemente per modellare ogni sua composizione, dalle più semplici alle più complesse e di largo respiro. Spesso si è sentito parlare di composizioni abbozzate su pezzi di carta o di arrangiamenti messi insieme senza alcuna partitura scritta. Nel caso di semplici melodie come «In a mellotone», forse qualcosa di vero ci può essere, ma nella maggior parte dei casi le sue più belle creazioni sono frutto non solo del suo genio, ma anche di lunghe e attente prove con l'orchestra chiamata a leggere parti spesso complesse, come le ampie composizioni che Ellington fu il primo a concepire. La sua «Black brown and beige», vera e propria saga dei neri americani oppure, la «New Orleans suite» con i ritratti musicali di quattro figli della città dove il jazz nacque come Louis Arnstrong e Sidney Bechet, sono autentici capolavori che travalicano il mondo del jazz per entrare di diritto nella Musica del Novecento. Ma Ellington può a giusto titolo ambire un posto anche nel gotha dei grandi songwritwer americani, assieme a Irving Berlin, George Gerswhin o Cole Porter, basterebbero infatti le prime note di Sophisticated Lady, Satin Doll e Prelude to A Kiss, per renderlo immortale. Ci si è spesso chiesto da dove Ellington traesse ispirazione per le sue opere. Per alcune di esse la risposta la diede lo stesso musicista. «Durante i mesi estivi giravo in taxi per tutta la notte nelle strade di Harlem. Chiedevo al taxista di andare molto lentamente e con i finestrini aperti captavo i suoni, i rumori, le urla, la musica che provenivano dalla strada, ma anche dalle finestre aperte e dalle porte delle case. Tutti quei suoni si ritrovano spesso nelle mie composizioni».

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