Disperata ricerca del padre
UN CENTRO commerciale a Buenos Aires. I gestori dei negozi che lo compongono appartengono quasi tutti alla comunità ebraica della città, ma ci sono anche spagnoli, italiani, coreani. Piccoli eventi, qualche disputa, feste e gare. Ce li racconta, vivendoli, il giovane protagonista, Ariel, che ha un cruccio: il fatto che suo padre, dopo averlo circonciso, è partito per Israele senza fare più ritorno. È vero che aveva partecipato alla guerra del Kippur comportandosi da eroe, però era partito prima, e dunque senza motivazioni nobili. Quelle motivazioni, tuttavia, si scopriranno — serie e giuste — quando all'improvviso il padre tornerà. E il figlio, appagato, potrà così scambiare con lui «l'abbraccio perduto»... Il regista, Daniel Burman, è noto perché presentò alcuni anni fa alla Mostra di Venezia un suo film, «Aspettando il Messia». L'ambiente ebraico anche qui, con Ariel che lo descrive e lo commenta partecipandovi, anche se, a un certo momento, deluso da tutto, ha pensato di andarsene in Polonia da cui i suoi una volta erano emigrati. Ogni personaggio, e non solo il suo, ha un segno preciso, le situazioni che si propongono si tengono sempre in equilibrio fra i sentimenti e la commedia, con colori vivaci che consentono però tenerezze ed emozioni. I ritmi scorrono, e qualche volta persino corrono: senza impedire a nessun carattere di precisarsi fino in fondo, anche se citato solo di sfuggita. In climi corali tra l'affettuoso e il festoso sostenuti da interpreti di qualità sicure. Cito almeno Daniel Hendler, che è Ariel. A Hollywood sarebbe già un divo. G. L. R.