«La qualità oggi è sempre più rara I giovani pensano alla De Filippi»
ZERO, VIA AL TOUR
«Cattura il meglio» è il titolo che la popolare rock-star ha dato al suo tour 2004, al via a Milano, alla stadio Meazza di San Siro, sabato prossimo (poi 10 giugno, al Bentegodi di Verona; 6 giugno, all'Artemio Franchi di Firenze; 24 e 25 giugno, all'Olimpico di Roma). Biglietti già esauriti per i concerti di Firenze e di Roma, il 24, mentre restano a disposizione ancora 10 mila dei 60 mila biglietti per San Siro. Renato Zero, sabato prossimo sarà il suo debutto alla «Scala del calcio e della musica pop». A 54 anni, ha ancora voglia di stupire? «Sono sempre stato mosso dalla voglia di stupire. Io, il mio sogno l'ho messo in piazza subito, senza esitare. Dal 29 maggio, lo metterò in scena, in questo tour estivo, per premiarlo e anche per vedere dalle vostre facce se siete ancora in grado di riconoscerlo. Lo avete visto bambino. E forse resterete sorpresi di ritrovarvelo cresciuto. Il mio sogno non solo non è morto, ma è addirittura cresciuto di peso: è un vero fenomeno». Quale repertorio proporrà nei suoi concerti? «La scaletta terrà conto delle canzoni che hanno battezzato i 37 anni della mia carriera. Canterò i miei hit, voglio metterli in vetrina per riaccendere certi momenti della mia vita. Ci sarà anche un brano inedito stratosferico, la più bella canzone che abbia mai cantato. Sarà un spettacolo straordinario, con mille magie sul palcoscenico». Da giovane si aspettava un simile successo? «Se penso che il primo discografico che incontrai, dopo mesi di coccole mi congedò con una stecca di sigarette, devo dire che sono stato stupito non solo dal successo, ma anche dal fatto di aver svolto questa professione. Certo, che con gli esauriti dei prossimi concerti quel tipo avrebbe potuto aprire un bel po' di tabaccherie...». Secondo lei, la qualità, oggi, sul palco e in tv, è una merce rara? «Di qualità non si parla più, oggi, domina il mercato della carne. E quando i dirigenti negano spazio alla musica, sostenendo che non fa audience, commettono un crimine. Personalmente, da "Hair" in poi, ho imparato tutto sul palcoscenico. Criticavano le mie piume, ma non me ne curavo e andavo a imparare teatro da Ivo Chiesa, e non esitavo a fare la comparsa nei film di Fellini: avido di apprendere, mi sentivo onorato di stare accanto al grande Federico. Oggi, invece, i giovani ambiscono a far contenta la De Filippi».