Cerca
Cerca
Edicola digitale
+

di LUCIANA VECCHIOLI «IN RITARDO una retrospettiva italiana dei miei film? Forse, ma ...

default_image

  • a
  • a
  • a

Con i suoi invidiabili 65 anni portati splendidamente, «senza essere ricorsa ad alcun tipo di lifting» assicura, perchè non vuole indossare nessuna maschera, la Cardinale ieri sera a Roma ha inaugurato la rassegna alla Sala Trevi-Alberto Sordi, a due passi dalla celebre fontana della Dolce Vita, che si protarrà fino al 30 maggio. Frizzante, disponibile, elegante ed in gran forma in un completo pantaloni bianco e nero, con la inconfondibile voce roca ha preferito parlare dei suoi progetti futuri piuttosto che del passato. «Sono una donna proiettata nel futuro, non mi assale mai la nostalgia, e poi ritengo di essere stata davvero fortunata a fare questo lavoro». Che legami ha conservato con i partner incontrati sul set? «Molto stretti. La complicità non è cambiata, quando ci incontriamo è come se ci fossimo lasciati il giorno prima. Con Alain Delon, ad esempio, andremo insieme a Valencia, per un festival. Sono contenta di poter essere presente perchè ogni volta che organizzano rassegne di miei film trovo spesso un pubblico giovane, come è avvenuto a Bruxelles, al parlamento europeo». Ci parli dei suoi progetti. «A Parigi mi aspetta una piece di Tennesse Williams e due film dove intepreterò un'araba ed una ebrea. Mentre in Italia farò "Processo a Gesù" di Diego Fabbri diretta da Pasquale Squitieri, una lettura la porteremo anche in Vaticano a Natale». Che rapporto ha con l'Italia, nonostante abbia scelto di vivere a Parigi per seguire sua figlia negli studi? «Intenso, nel senso che ci torno spesso. Possiedo la cittadinanza italiana, qui ho tutta la famiglia e realizzato i film più importanti della mia vita. Posso andare in ogni angolo del mondo e mi chiamano ancora Angelica, come il personaggio de "Il Gattopardo" di Luchino Visconti». Secondo lei come è cambiato negli anni il cinema? «Prima faceva sognare, adesso spesso dopo aver visto un film non ti rimane nulla». Quale regista l'ha capita di più? «In tanti, da Germi in poi. Con Visconti avevo un rapporto di tenerezza e complicità anche fuori dal set. Abbiamo fatto tanti viaggi insieme, siamo andati a vedere anche l'ultimo spettacolo di Marlene Dietrich. Di me diceva che non ero una gattina ma una pantera capace di divorare il domatore. Fellini mi considerava la sua musa ispiratrice». Ha sempre detto che da ragazzina non aveva alcuna voglia di fare l'attrice. Poi cosa è successo? «Ero un'introversa, quasi selvaggia, e consideravo un pazzo chi mi proponeva ruoli cinematografici. Poi ho vinto un viaggio al Festival di Venezia in un concorso di bellezza a Tunisi. Mi ha cambiato la vita».

Dai blog