di GIAN LUIGI RONDI TROY, di Wolfgang Petersen, con Brad Pitt, Orlando Bloom, Diane Kruger, ...
Così adesso, nell'era del digitale che centuplica a piacimento navi e guerrieri, ha deciso di porvi riparo. Come regista, ha chiamato un tedesco esperto in filmoni, Wolfgang Petersen («Virus letale», «La tempesta perfetta») e la storia l'ha fatta scrivere da David Benioff, autore di quel romanzo «La 25ª ora», portato poi sullo schermo da Spike Lee. La c'erano antieroi americani di oggi, qui, sulla scorta dell'Iliade (ma anche dell'Odissea), ci sono eroi in coturni e corazze di tremila e più anni fa, Greci e Troiani. Non sono, naturalmente, proprio quelli di Omero perché Benioff, riscrivendoli, pur serbando intatta «l'ira funesta» del protagonista, ha ritenuto di doverli aggiornare, sia nei destini sia nei rapporti. C'è gente in meno (Ecuba, Criseide), c'è gente in più (Ulisse e il suo Cavallo di Troia) e molti intrecci seguono vie diverse. Menelao e Agamennone, ad esempio, muoiono lì (così Agamennone, non facendosi uccidere al suo ritorno da Clitennestra, ci evita un sequel sugli Atridi), Briseide è una vergine, Patroclo è... un cugino di Achille e questi, dopo aver fatto scempio di Ettore, muore a sua volta in primo piano, anche se Omero ce lo farà intendere solo nell'Odissea. Tutto questo però importa poco, così come non importa che, salvo una breve apparizione di Teti, intenta, nonostante l'espediente del tallone, a profetizzare la morte in guerra ad Achille figlio suo e di Peleo, gli dèi non si mostrino. Importa invece, e può trascinare le platee, lo spettacolone che vi è costruito attorno, sempre all'insegna del kolossal, sia nelle scene di massa — guerre, cariche e assalti — sia negli scontri fra personaggi, tutti trattati quasi come statue, pronti all'odio, al disprezzo e, appunto, all'ira. Salvo due donne (Diane Kruger come Elena, Saffron Burrow come Andromaca) e salvo il dolente Peter O'Toole come Priamo, tutti gli altri ghignano sempre: da Brad Pitt, un imbronciato e furiosissimo Achille, a Brendan Gleeson e Brian Cox, i fratelli «terribili» Agamennone e Menelao, a Eric Bana, forse un po' più composto come Ettore. Gridano, imprecano, minacciano e si vogliono morti, solo con poche pause. Seguiamoli anche se fa sorridere sentirli sempre dirsi reciprocamente che i loro nomi si ricorderanno nei millenni. Cólti presagi...