Senza Cucuzza la Vita va meglio. Commuove la Trinca

Innanzitutto c'è da registrare la fine dei due contenitori festivi «Domenica in» e «Buona domenica» con lo show di Canale 5 che ha superato ancora la concorrenza di Paolo Bonolis sulla prima rete. Ma l'evento più significativo della settimana appena iniziata è stata la presenza, ieri pomeriggio, di Luca Giurato al timone de «La vita in diretta». Giurato che mancava dal video da più di un anno, sostituisce Michele Cucuzza, autosospesosi dalla conduzione, per le restanti due settimane di durata del programma. Lo stile dell'ex padrone di casa di «Unomattina» non ha tardato a riesplodere in tutta la sua esuberanza, evidenziata da un linguaggio popolare e dalla grande gestualità che ne contraddistingue da sempre il personaggio. «Striscia la notizia», che ha sempre ironizzato sulle innumerevoli gaffes di Giurato, adesso punterà doppiamente l'attenzione sul programma pomeridiano di Raiuno. Un aspetto, però, in particolare va sottolineato: la ripetatuta sottolineatura che lo scorso venerdì, primo giorno di assenza di Cucuzza, «La vita in diretta» aveva sbaragliato la concorrenza in termini di ascolto. Una semplice coincidenza? Quel giorno il contenitore aveva mandato in onda il matrimonio in diretta del principe norvegese, evento che al pari di un feuilleton, intercetta la curiosità ed il bisogno di sognare del pubblico di oggi. Non era un feuilleton, invece, ma una storia vera, quella raccontata, domenica sera, dalla fiction «La fuga degli innocenti», la cui prima puntata, andata in onda su Raiuno ha conquistato 6.482.000 spettatori, consentendo alla rete di vincere la serata. La vicenda ha ripercorso la lunga odissea di cinquanta bambini che, nel 1941, furono aiutati da un'organizzazione ebrea a scappare dalla Germania e dall'Austria, sopravvivendo così ai campi di sterminio nazisti. Una storia raccontata senza ritmi incalzanti, con poca musica di sottofondo, concentrando tutta l'attenzione sui piccoli protagonisti ed intrisa di atmosfere a volte troppo oscure che hanno rischiato di far cadere la fiction nella trappola della retorica. Non è mancata neppure qualche scena di violenza svoltasi sotto gli occhi dei bambini, probabilmente giustificata con l'atrocità di quanto vivevano sulla propria pelle. Mar. Cat.