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Mike, il giro del mondo tv in 80 candeline

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Da mezzo secolo egli entra nelle nostre case senza essere invitato, con il suo sorriso da copertina e la sua sintassi fratturata. Nessun altro ha rappresentato la trasformazione del costume e dei media quanto lui, al punto che un umorista ha scritto: «Bongiorno è l'ovvio del popoli». Ma non si creda che Mike sia tipo da tenere il broncio per le innumerevoli battute sfornate sul suo conto: come pioggia sul parabrezza, critiche e insinuazioni scorrono sul suo faccione bonario senza lasciare una ruga di malumore. Mike è il primo a scherzare su di sé, ma all'occasione non disdegna un complimento, un premio, un trofeo. Una famosa sartoria voleva donargli, per il suo compleanno, un impegnativo biglietto da visita: «VENI, VIDI, VIDEO». Un motto da svegliare Giulio Cesare nella tomba. Ma poi non se ne fece nulla, per motivi imprecisati. Pare che Mike abbia declinato l'offerta con un sorriso: «Quel che è troppo, strappa». Alla vigilia dei suoi ottant'anni, Mike ha sul tavolo di lavoro ben quattro proposte di nuovi programmi. Naturalmente incentrati su quello che è il suo marchio di fabbrica, la sua chiave filosofica: il mondo visto attraverso i quiz. Togliete il quiz a Mike, e sarà come privarlo dell'ossigeno, degli enzimi, di quella inesauribile carica vitale che gli fa gridare da tutti gli studi RAI o MEDIASET: «Allegria! allegria!» In verità il buonumore e l'ottimismo sono stati i suoi punti di forza. A vent'anni finì nelle carceri di San Vittore, accusato d cospirazione dai nazi-fascisti; ma ai suoi aguzzini oppose il suo invincibile candore. «Ma signori - si difese - Io non cospiro, caso mai, respiro». Era humour tipicamente bongiorniano, che i carcerieri non capirono. Forse anche per questo motivo si decisero a liberarlo. Ma già nel '45, nell'immediato dopoguerra, Mike era a New York. A quel tempo l'Italia era un paesaggio di macerie e l'America era vista come l'anticamera del Paradiso. Ma tanto per intascare qualche soldo, Mike cominciò a lavorare per la radio italiana, e con un certo successo. Così che lo chiamarono a Roma, per conoscerlo. Tra Via Veneto e il Colosseo, Mike capì che forse s'era sbagliato: a certe condizioni, l'Italia può essere la vera America. È superfluo ripercorrere la luminosa, irripetibile carriera di Mike, dalla sua prima rubrica «Arrivi e partenze» fino ai fasti di «Lascia o Raddoppia». Il successo fu tale che cambiò i ritmi della nostra vita: la sera che Mike andava in onda con le sue cabine in plexiglass e i suoi concorrenti tremebondi, chiudevano i cinema e si affollavano i bar forniti della «scatola magica». E in quella scatola Mike, sacerdote laico della souspence, alternava gaffe a motti sapienziali. Celebre una sua battuta a doppio senso, rivolta a una avvenente quizzaiola, la signora Longari: «Ma santo cielo, lei mi è caduta sul pisello». Tutti risero, molti perdonarono, ma alcuni parroci di campagna espressero viva costernazione nell'omelia domenicale. Nessun mezzobusto televisivo ha ottenuto tanti successi quanti Mike, e in un tempo così lungo. Con l'accortezza di non modificare mai stile, linguaggio, comportamento. In un mondo che cambia pelle ad ogni stagione, il Re del Quiz è la «griffe fedele a se stessa». Una volta gli hanno chiesto quale fosse la sua migliore virtù. Rispose: «Il galleggiamento». Un galleggiamento politicamente neutro, equidistante. Difatti Mike non si è mai arruolato in alcun partito. È un conservatore senza tessera, l'italiano medio che vuole progredire senza traumi, migliorare senza guerre civili. Con la sua aria sempliciotta, presa in prestito dal «Candide» di Voltaire, Mike ha seminato i suoi discorsi di perle non trascurabili. Interrogato da un giornalista francese, che non riusciva a capacitarsi come mai una star televisiva resistesse in Italia per mezzo secolo, mentre in politica si decapitava un leader ogni anno, il Nostro rispose: «Non ho fatto altro che imitare il presi

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