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di MARIDA CATERINI INCARNAZIONE del mezzo televisivo.

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Mike Bongiorno, classe 1924, è da mezzo secolo l'incontrastato protagonista della Tv. Personaggio che ha consegnato alla notorietà il quiz, genere nel quale è ancora oggi maestro incontrastato, Bongiorno, fin da quel lontano 3 gennaio del 1954, quando inaugurò le trasmissioni televisive con «Arrivi e partenze», ha legato il suo nome ad un particolare modo di intendere la Tv, all'insegna della primordiale nazional popolarità che trovò nel grido «Allegria!» la più schietta espressione. Il Mike della Tv in bianco e nero è immortalato nello strepitoso successo di «Lascia o raddoppia» che dal '55 al '59, ha contribuito al progressivo diffondersi del mezzo televisivo ed ha raggiunto, con la sua semplicistica spontaneità, anche i più sperduti comuni della provincia abbandonata. L'uomo Tv ha continuato la propria operazione di identificazione con il piccolo schermo grazie a successi come «La fiera dei sogni». «Rischiatutto» negli anni '70, ha fatto discutere per le audaci minigonne della valletta Sabina Ciuffini. L'eterno, sempreverde, immarcescibile Mike, etichette già allora in voga per definirlo, si è distinto, nella sua lunghissima carriera, per la invidiabile produzione di gaffes, battute a doppio senso, goffagini, sulle quali persino Umberto Eco ha sentito il bisogno di interrogarsi nella «Fenomenologia di Mike Bongiorno». Era il 1961. Forse nessuno avrebbe immaginato che agli inizi degli anni '80, Bongiorno, con l'entusiasmo di un ragazzino, avrebbe lasciato la Rai per lanciarsi nella nuova avventura della Tv commerciale. Trasferisce il suo grido «Allegria!» in programmi come «TeleMike», «Superflash», trasformandosi nel verbo incarnato della nuova Tv e fa della pubblicità il suo nuovo punto di forza. Con la medesima serietà professionale reclamizza pannolini, prosciutti, materassi, yogurt. Ma il segno dell'evoluzione dei tempi è per Mike la concessione del diritto di parola alle sue vallette. Parla Paola Barale ne «La ruota della fortuna», trasmissione leader di Canale 5 della fascia preserale che è stata ininterrottamente in video dal 1985 al dicembre scorso. Colleziona ancora successi, Mike. E memore di aver condotto ben dieci edizioni del Festival di Sanremo, si permette persino il lusso di inventare un Controfestival nel 1993, chiamato Festival italiano. Nominato vicepresidente della Fininvest, nel 1987, Bongiorno dovrà assaporare, dieci anni dopo l'amarezza del trasferimento a Retequattro. Ufficialmente ha il compito di rivitalizzare, per un breve periodo, gli ascolti della rete. Ma secondo molti sta invecchiando e Canale 5, l'emittente per cui ha abbandonato la Rai, ha bisogno di volti nuovi. Il vecchio leone incassa. Ma non si rassegna. E riesce a trasformare un piccolo quiz per ragazzi «Genius» in una trasmissione di successo, nella quale il gap generazionale viene colmato dall'esuberanza caratteriale e dall'allegria a lui congeniale. Questa è storia recente. La storia di un gioviale ottantenne che ha attraversato generazioni televisive e che ora attende di essere nominato senatore a vita. Senza rinunciare al piccolo schermo.

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